Esteri
Iran, Cina e Russia: gli interessi alla base del “triangolo” anti-Usa
Il piatto della bilancia penderà sempre più verso Oriente? Probabilmente la chirurgica eliminazione mezzo drone del maggiore generale Haj Quassen Soleimani consoliderà ulteriormente la formazione del triangolo Teheran-Mosca-Pechino. La dirompente ed impattante iniziativa degli Stati Uniti colpisce l’Iran, quel paese che da anni sta attuando in politica estera il “look to the East”, vale a dire un avvicinamento strategico alla Cina. Dopo le sanzioni inflitte dagli USA, spostare per sopravvivenza gli affari verso Oriente è diventato quasi obbligatorio. Il matrimonio è semplice: la Cina (come l’Europa) è un paese a forte vocazione industriale produttiva, energivoro ma con una produzione energetica largamente insufficiente. L’Iran estrae grandi quantità di petrolio e di gas, ma non ha una struttura industriale sviluppata. I primi due ingranaggi del meccanismo si incastrano perfettamente. Il terzo ingranaggio è la Russia, grande produttore ed esportare di petrolio e gas e anch’essa, dopo i fatti dell’Ucraina, subisce dall’Unione europea misure restrittive.
Il comune lubrificante è il nutrire un diffuso e storico sentimento anti americano. Non è certamente un caso se a fine dicembre, nel Golfo dell’Oman, si sono svolte le prime esercitazioni navali congiunte tra Russia, Iran e Cina: per quattro giorni si sono simulati attacchi e salvataggi. Così il retorico comunicato diffuso da Pechino: «l’esercitazione è finalizzata all’approfondimento degli scambi e la cooperazione tra le marine dei tre paesi a dimostrare la buona volontà e la capacità delle tre parti di salvaguardare congiuntamente la pace mondiale e la sicurezza marittima e a costruire attivamente una comunità marittima con un futuro condiviso».
La “Cintura di sicurezza marina” non è solo una interessante esercitazione delle relative marine militari, né la solita attività finalizzata ad azioni di anti pirateria o atti umanitari, ma è la comunicazione di un chiaro messaggio rivolto all’Occidente: “congiuntamente” siamo presenti anche noi in questa strategica area del globo. Gli americani sono anch’essi presenti e pattugliano la zona anche con la portaerei Abraham Lincoln e possono contare sugli aerei che stazionano nella rimpinguata base area di Al Udeid nel vicino Qatar. Quella dello stretto di Hormuz è una zona del globo strategica: da lì transitano le petroliere riempite nei paesi grandi produttori che si affacciano sul Golfo Persico (Iran, Kuwait, Arabia Saudita, Qatar e Emirati Arabi). Un imbuto naturale così importante che, dopo l’eliminazione del maggiore generale Haj Quassen Soleimani, la Royal Navy inglese ha deciso d’inviare una fregata e un cacciatorpediniere.
Insomma, quella è diventata una affollata zona calda. Come abbiamo detto, i legami tra Iran e Cina sono noti: la politica estera del “look to the East” prevede che Teheran vende a Pechino il prezioso petrolio, quest’ultimo contraccambia anche con pagamenti in natura. Occorre spiegare meglio il passaggio. A seguito delle note sanzioni la Banca centrale iraniana (Central Bank of Iran), insieme agli altri istituti di credito del paese, sono stati disconnessi dal sistema internazionale dei pagamenti. Quindi, a meno di triangolazioni, il corrispettivo dei pagamenti delle quantità di petrolio venduto dall’Iran alla Cina transitano con grande difficoltà sui circuiti internazionali controllati. Ed è così che alcuni pagamenti possono essere effettuati in cambio di merci e di prestazioni. L’adozione sistematica del counter trading, così si chiama in termini economici-finanziari, è prova del forte legame tra i due stati.
È noto che la Cina fornisca all’Iran armi (da quelle piccole ai carri armati ai Jet) e tecnologia militare, inoltre è risaputo che i due hanno avuto buoni rapporti di cooperazione nel settore nucleare. Recentemente il progetto d’espansione globale cinese della “Nuova Via della Seta” ha coinvolto anche l’Iran. Molte le infrastrutture che la Cina realizzerà e molti i progetti di costruzione d’impianti per l’estrazione del petrolio e del gas. Per dare un’idea della liaison è previsto che società cinesi costruiscano la tratta ferroviaria che collega Teheran a Isfanhan, il gasdotto Tabriz-Ankara e l’elettrificazione della linea Teheran-Mashad. La società di stato China National Petroleum Corporation aveva chiuso un importante accordo (Fase 11 del giacimento di gas South Pars) che però ora sembra sfumato. Dopo il riuscito attentato dell’altro giorno è difficile immaginare come concretamente la politica del “look to the East” possa influenzare i processi decisionali di Teheran.
Ciò che bisogna tenere in considerazione è la recente formazione di blocchi tra paesi che hanno come punto in comune una avversione ideologica contro gli Stati Uniti e che si sono uniti intrecciando interessi economici. Il triangolo Teheran-Pechino-Mosca è da un punto di vista geopolitico straordinariamente potente ed armato, e lo stretto di Hormuz uno dei principali nodi strategici del globo.
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