Iran è Svizzera mediorientale e i suoi alleati vogliono solo la pace: la favola per condannare Israele

Ieri Hamas comunicava di aver ucciso un ostaggio israeliano e di aver lanciato, dalla Striscia, due razzi su Tel Aviv. Minuteria assassina e terroristica che non compromette l’immagine – ormai sostanzialmente accreditata presso non pochi illustri osservatori – di un’organizzazione che, dopo essersi abbandonata a qualche eccesso durante l’exploit resistenziale del 7 ottobre, è ormai da tempo impegnata in un diuturno lavorìo di pace purtroppo vanificato dalle cospirazioni guerrafondaie dell’Entità sionista.

Iran è Svizzera mediorientale

Toccava leggere e ascoltare commenti di questo tenore, ancora ieri, nell’attesa dell’attacco iraniano infine rubricato come si deve, “contrattacco”. Perché si vorrà ben ammettere che se l’Iran sbriglia un allevamento di missili e droni contro i civili israeliani la cosa, giusto come il pogrom del Sabato Nero, davvero non viene dal nulla: viene dall’uccisione a Teheran di Ismail Haniyeh. Il quale non solo era ospite delle pacifiche neutralità di quella specie di Svizzera mediorientale, ma era inoltre, come tutti sanno, “l’uomo del dialogo” (i capitoli del suo curriculum relativi all’annientamento degli ebrei per il bene dell’umanità e al sangue dei bambini palestinesi per il bene della causa devono, comprensibilmente, essere contestualizzati).

Israele bombarda, Iran e alleati vogliono la pace…

Nel festival dei paradossi interveniva il profilo di un paese, il nostro, prima estromesso e poi inglobato dalla dichiarazione congiunta con cui Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania esprimevano il proprio “sostegno alla difesa di Israele contro l’aggressione iraniana e contro gli attacchi dei gruppi terroristici sostenuti dall’Iran”. Un segno favorevolmente inequivoco quanto prontamente vilipeso a opera del disparato e trasversale gruppo di esponenti politici nostrani in parentesi vacanziera che – anziché uniformarsi a quel proponimento comunitario delle democrazie liberali – sfogliava il bigino delle dichiarazioni Sanremo-Style sull’Entità sionista da mettere ai margini della società civile internazionale perché – sconsideratamente – bombarda le scuole mentre dal Libano, dallo Yemen, dall’Iraq, dalla Siria e appunto dall’Iran una foresta di mani tese verso la pace attende solo di incontrare quella finalmente disarmata di Israele.

L’Iran saggio e il leader benevolo

Il tutto, con la colonna sonora della geopolitologia nazionale che, in perfetta e incontrastata serietà, si abbandona alla sussiegosa spiegazione secondo cui ormai è chiaro anche ai sassi (sì, ai sassi sulle lapidi del 7 ottobre) che nel pentolone mediorientale dell’irrazionalità destabilizzatrice l’unico ingrediente di affidabilità è saggiamente introdotto dal paese, l’Iran, che ha avuto la forza, per settimane, di non “contrattaccare” pur dopo aver assistito all’uccisione in casa propria di quel leader benevolo.

Che spettacolo, l’Italia.