Polizia morale in azione
Iran, riparte la caccia alle donne senza velo: “Ce lo chiede la popolazione, rafforzare fondamenta della famiglia”
Dopo la finta apertura dello scorso dicembre 2022, con l’annuncio-fake dell’abolizione della polizia morale, l’Iran torna a perseguire le donne, rifiutando per l’ennesima volta di compiere passi avanti verso la civiltà. A partire da domenica 16 luglio, le forze di polizia – in auto o a piedi – torneranno a pattugliare le strade delle città per punire le donne che non osservano l’obbligo di indossare l’hijab, pagato con la vita da Mahsa Amini, una donna curda iraniana di 22 anni morta ammazzata il 16 settembre 2022 dopo essere stata arrestata dalla polizia per aver violato il codice di abbigliamento della Repubblica islamica, che richiedeva alle donne di indossare il velo in udienza.
Ad annunciare il ritorno della polizia nelle strade è il loro portavoce Saeed Montazermahdi, citato dalla tv di Stato. Le pattuglie, istituite dopo la Rivoluzione islamica del 1979, sono scomparse, almeno apparentemente, dopo la morte di Mahsa Amini. “Coloro che non rispettano le regole saranno affrontati e perseguiti dalla magistratura”, ha aggiunto Montazermahdi.
La decisione, stando sempre alla parole del portavoce della polizia, sarebbe stata presa a seguito di “richieste da parte della popolazione e le istituzioni” per “espandere la pubblica sicurezza” e “rafforzare le fondamenta della famiglia”. “A partire da oggi, la polizia, con le sue pattuglie in auto ed ha piedi, ammoniranno e sanzioneranno le persone che, sfortunatamente, disobbediscono agli ordini e non rispettano le regole d’abbigliamento”, ha detto Montazermahdi.
A nulla sono valse le manifestazioni dopo la morte di Mahsa Amini. Proteste nate in tutti il paese che hanno provocato migliaia di arresti. Nel 2022 sono inoltre state giustiziate oltre 500 persone dal regime iraniano.
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