Crisi in Medio Oriente
Iraq, la Germania annuncia ritiro dei militari. Iran dichiara Pentagono “organizzazione terroristica”
La Germania ha annunciato il ritiro di una parte delle sue truppe presenti in Iraq dopo il voto del parlamento iracheno. Lo ha reso noto il governo tedesco. Circa 30 soldati di stanza a Baghdad e Taji saranno trasferiti in Giordania e in Kuwait, ha detto un portavoce del ministero della Difesa ad Afp, aggiungendo che il ritiro “inizierà presto”.
Rimarranno invece in Iraq le truppe italiane. Secondo quanto riporta la Stampa i militari italiani avrebbero lasciato però la base di Baghdad per essere trasferiti in una località più sicura. Così come rimarranno le truppe statunitensi, nonostante ieri sia stata diffusa una lettera che parlava di un riposizionamento.
Inolte, il Parlamento iraniano ha votato una legge che dichiarato “il Pentagono un’organizzazione terroristica”. Lo riferiscono i media locali citati dall’agenzia turca Anadolu. La decisione arriva come conseguenza al raid degli Stati Uniti in cui è rimasto ucciso il generale Soleimani. Teheran ha minacciato dure ritorsioni per la morte di colui che veniva considerato l’uomo più potente dell’Iran.
“Se gli Stati Uniti non ritirano le forze dalla regione, affronteranno un altro Vietnam”, aveva affermato Ali Akbar Velayati, consigliere del leader iraniano Ali Khamenei, durante i funerali di Soleimani a Teheran.
Se da un lato Donald Trump continua a twittare minacce all’Iran, che ha annunciato vendetta dopo l’uccisione del generale Soleimani, dall’altro alte cariche istituzionali intervengono per mettere un’argine alla furia del Presidente. Lo ha fatto il Comitato degli Affari Esteri della Camera che ha ricordato come sia “il Congresso a detenere i poteri militari”. Ora anche il capo del Pentagono ha smentito le dichiarazioni di Trump che minacciava di colpire siti culturali in Medio Oriente.
“Abbiamo individuato 52 siti iraniani (che rappresentano i 52 ostaggi americani presi dall’Iran molti anni fa), alcuni di altissimo livello e importanti per l’Iran e la cultura iraniana”, aveva twittato Trump facendo scattare l’allarme. Poi ha rincarato la dose: “A loro è consentito uccidere, torturare e mutilare la nostra gente e a noi non è consentito toccare i loro siti culturali? Non funziona così”. Tanto da costringere l’Unesco a ricordargli che gli Stati Uniti hanno firmato la convenzione per la protezione dei siti culturali.
Ma il capo del Pentagono, Mark Esper, ha smentito l’ipotesi di un attacco. “Gli Usa rispetteranno le leggi dei conflitti armati”, ha assicurato Esper. È avvolto dal mistero invece chi abbia diffuso la bozza della lettera che annunciava il ritiro delle truppe Usa in Iraq. Alcuni media, tra cui France Press e Cnn, sono entrati in possesso di una lettera destinata al vice capo del Comando militare iracheno delle operazioni congiunte, Abdul Amir Yarallah, dal generale William H. Seely, comandante delle operazioni militari statunitensi in Iraq. Nella missiva si comunicava il riposizionamento delle truppe statunitensi. Riposizionamento poi smentito dallo stesso Mark Esper. La missiva sarebbe stata però autentica, ma era una bozza: inviarla è stato un errore.
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