A vederla senza caschetto, con inedite treccine boxer braids, la casacca bianca e oro, una entrance e un ring illuminati e fastosi come in una di quelle reunion americane per cui gli appassionati mettono la sveglia di notte, a combattere su più riprese del solito, in molti si sono chiesti: ma Irma Testa è passata al professionismo? Ad Abu Dhabi, al Global Boxing Forum dell’International Boxing Association, la pugile 24enne, atleta delle Fiamme Oro, si è aggiudicata le Pro Series, la prima donna di sempre. Dopo aver scritto la storia del pugilato femminile con due volte oro agli Europei, argento ai Mondiali, bronzo alle Olimpiadi di Tokyo, questo nuovo capitolo la proietta nell’olimpo del pugilato mondiale: era la prima volta che la cintura Iba Pro Series si assegnava a pugili donne.
Lo ha scandito bene, con lei a sorridere e ad annuire prima della campanella, l’annunciatore: la “Butterfly from Torre Annunziata”, provincia di Napoli. Dove Testa è nata e cresciuta, al quartiere della Provolera, alla Boxe Vesuviana dell’iconico maestro Lucio Zurlo. È diventata prima pugile italiana di sempre e prima pugile medagliata di sempre ai Giochi. Si parla da tempo dell’“effetto Irma Testa” sulle palestre di boxe italiane dove sempre più donne si iscrivono, indossano guantoni e caschetti. È lei a trainare il movimento che sta definitivamente affossando la Noble Art intesa come “ultimo baluardo machista”.
A questo giornale, dopo la conferma dell’oro di neanche due mesi fa agli Europei a Buvda, in Montenegro, riconosceva come la sua sfida abitasse soprattutto in Asia: tra la campionessa del mondo Lin Yu-Ting da Taipei, la giapponese Irie Sena, oro alle Olimpiadi, e la Filippina Nesthy Petecio, argento alle Olimpiadi; le tre che la tallonano nel ranking mondiale, in cui la napoletana è prima. Sul ring negli Emirati Arabi dall’altra parte c’era la kazaka Karina Ibragimova, sesta nel ranking, bronzo iridato in carica. Categoria fissata sul limite dei 57 chili. Non c’è stato praticamente match. Troppo più veloce, precisa, concentrata l’italiana che sulla distanza delle cinque riprese non ha allentato un attimo il ritmo, solita boxe tecnica e raffinata.
Se l’è goduto, il match, la campionessa napoletana, come ha imparato a fare da qualche tempo: “Ho capito dalle mie esperienze che sul ring mi devo divertire. Ho notato che quando mi diverto faccio meglio”, ci aveva raccontato. Verdetto unanime. Sul ring, per la premiazione, il connazionale e amico Roberto Cammarelle, Campione Olimpico a Pechino nei pesi supermassimi, all’evento in qualità di testimonial e relatore del Global Boxing Forum. A fine incontro la dedica a Zurlo, fondatore della Boxe Vesuviana che ha partecipato a cinque Olimpiadi con i suoi atleti. Questa volta invece che una medaglia, nel tradizionale rito puntuale a ogni ritorno da tutte le conquiste in giro per il mondo, a “u’maestr” porterà una cintura.
Per la vittoria nella Champions Night Testa si è aggiudicata 30mila dollari, la sfidante 20mila. Otto match in tutto al terzo Global Forum IBA, che però resta un’organizzazione dilettantistica. Così rispondeva a Il Riformista la Butterfly del pugilato italiano su un probabile passaggio al professionista: “Non credo. Sono una vera professionista facendo la dilettante. A livello contrattuale altrove ci sono contratti milionari, e per quello lo farei, sono sincera, ma in questo momento una Katie Taylor in Italia non può esistere”. Però abbiamo Irma Testa, già una storia da tramandare.