Dietro la morte di Isabella Linsalata, ginecologa, 62 anni, ci sarebbe un mix letale di farmaci. Un’arma subdola ma “perfetta” di cui difficilmente si sarebbe potuta trovare traccia. Un potente sedativo mescolato a un anestetico che avrebbero prima reso inerme la vittima, per poi ucciderla una volta priva di difese. Sarebbe questa l’arma che per l’accusa avrebbe usato Giampaolo Amato, oculista bolognese di 64 anni, per uccidere sua moglie Isabella nella notte tra il 30 e il 31 ottobre 2021. E per questo motivo il Gip ha firmato per lui un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il medico ha però respinto ogni accusa: “Mi sono innamorato di un’altra donna, ma non ho ucciso Isabella”, ha detto.

Come ricostruito da Repubblica, nell’ordinanza si legge che l’uomo sarebbe stato spinto da un “inconfessabile desiderio” di rimuovere l’ostacolo per una sua nuova relazione di cui Isabella avrebbe confessato a un’amica di essere al corrente. Così avrebbe premeditato l’omicidio che sarebbe stato commesso con un’arma insolita e “quasi” perfetta perché a occhio nudo non avrebbe dovuto lasciare traccia. Ma l’autopsia ha rivelato nel corpo di Isabella le due sostanze: i figli hanno preferito consentire le analisi per rintracciare eventuali problemi genetici ereditari e così è venuta fuori la terribile verità. Amato è accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione, peculato e detenzione illecita di sostanze psicotrope.

Nel corpo di Isabella c’erano tracce del sedativo e dell’anestetico che solo qualcuno con una salda cultura scientifica poteva conoscerne gli effetti mortali. Secondo il Gip le sostanze sarebbero state sottratte nei giorni precedenti da uno degli ospedali dove l’indagato lavorava. Un “gioco da ragazzi”, per un medico, dato che per nessuno dei due farmaci sono previsti rigidi controlli in entrata e in uscita previsti per le sostanze psicotrope e stupefacenti. Tanto che non sono stati dimostrati gli ammanchi. L’ipotesi al vaglio degli investigatori è che Amato possa aver messo nel vino e nelle tisane a sua moglie il potente ansiolitico che si usa solitamente quando un paziente deve essere intubato e tra gli effetti c’è anche la perdita temporanea della memoria. Isabella aveva raccontato a sua sorella e ad alcune amiche di non ricordare cosa le fosse accaduto la sera prima e di aver ceduto al sonno all’improvviso, dopo aver bevuto un bicchiere di vino offertole dal marito che lui però non aveva bevuto. L’ipotesi è che una volta bevuto il vino, poi il marito le avrebbe fatto inalare l’anestetico, sempre per esclusivo uso ospedaliero, che si presenta in forma liquida. E così Isabella sarebbe morta.

Amato ha sempre respinto tutte le accuse: “Non ho mai avuto il possesso di farmaci di quel tipo – ha ribadito Giampaolo Amato nel corso del primo interrogatorio – non uso nel mio ambito lavorativo farmaci di questo tipo”. L’uomo è indagato anche per la morte della mamma di Isabella, Giulia Tateo, scomparsa 22 giorni prima della vittima. Le analisi sul suo cadavere sono risultate positive al sedativo, e hanno sollevato il sospetto della presenza dell’anestetico nel prelievo del polmone. L’ipotesi è che il medico possa aver “provato” l’inedita arma del delitto prima sulla suocera. Poi c’è l’ipotesi dell’omicidio per vendetta ordito da Isabella, per incastrare il marito che la tradiva. Ipotesi che per il gip “risulta del tutto farneticante”. Anche perché è difficile immaginare che la donna, dopo aver assunto quelle sostanze, sia riuscita a gettare via le confezioni. Inoltre Isabella “era profondamente religiosa e particolarmente serena in quel periodo”, teoria confermata anche da alcuni amici che nell’ultimo periodo l’avevano vista meglio.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.