La partecipazione di Israele all’Eurovision Song Contest 2024 è tutt’altro che scontata, e dopo il respingimento della prima canzone proposta per motivi politici, la stessa sorte spetta anche alla seconda. Toccava ad Eden Golan rappresentare lo Stato ebraico con la canzone October Rain. Un titolo che non lasciava spazio a interpretazioni, e che richiamava ai fatti di quel 7 ottobre, all’attacco di Hamas ai villaggi israeliani. «La vita non è un gioco per codardi / Mentre il tempo passa / Ogni giorno / sto perdendo la testa», con frasi pronunciate sia in inglese, affinché il pubblico internazionale potesse comprendere, che in ebraico: “Non resta più aria per respirare / Nessun posto, nessun me giorno dopo giorno / Erano tutti bravi bambini, ognuno di loro”.
Il regolamento e il tentativo di mediazione
Il regolamento del concorso musicale più importante d’Europa però vieta riferimenti politici, e gli organizzatori hanno tentato la mediazione per eliminare ogni esplicito rimando, modificare il testo, o far presentare un altro brano. Condizioni che Eden Golan non avrebbe accettato, e che hanno portato al respingimento di October Rain. Così Golan ha presentato un altra testo. “Dance Forever”. Squalificato per lo stesso motivo.
Inammissibili anche le parole “La speranza non si ferma, allarga semplicemente le sue ali, “È come un milione di stelle che all’improvviso si illuminano nel cielo”, o forse sono state le pressioni di Irlanda, Finlandia e Islanda a condizionare la scelta: le tre nazioni sono state firmatarie della petizione per bandire lo Stato ebraico dal concorso, ma in tal senso una decisione definitiva non è stata ancora presa.
Questione politica all’Eurovision
Non è la prima volta che le questioni politiche toccano l’Eurovision Song Contest. Nel 2022 l’organizzazione lascia fuori la Russia dopo le proteste delle altre nazioni partecipanti, formalmente perché i suoi canali televisivi erano stati considerati mezzi di propaganda per il regime. Quell’anno la vittoria andò all’Ucraina, che nell’edizione successiva non ospitò – in qualità di Paese vincitore – il festival per ragioni di sicurezza, cedendo l’onere a Londra. Sulla vicenda si è espresso anche Miki Zohar, ministro della cultura di Israele, in merito ad October Rain: “Il brano esprime i nostri sentimenti in questo momento, che non se ne faccia una questione politica”. Israele ha ora tempo fino all’11 marzo per presentare una canzone conforme alle regole dell’Eurovision.