Due basi Unifil, gestite dall’esercito italiano, sono state colpite nella serata di mercoledì 9 ottobre a Naqura, nel sud del Libano. Stando a quanto confermato dal fonti del ministero della Difesa al Corriere della Sera, gli spari avrebbero colpito le telecamere di sorveglianza che circondano le basi e ferito due militari indonesiani. Stando a quanto ricostruisce invece l’Ansa, l’attacco sarebbe stato effettuato dall’esercito israeliano che al momento non conferma né smentisce l’accaduto. Idf che avrebbe preso di mira la torretta di guardia dei caschi blu dell’Onu presso il quartier generale di Unifil. Altre fonti Onu, questa volta riprese dall’agenza Reuters, hanno dichiarato che “soldati israeliani hanno sparato contro posizioni dell’Unifil nel sud del Libano”.

Idf attacca basi Unifil italiane, Crosetto convoca ambasciatore

Un episodio gravissimo che ha spinto il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto a convocare d’urgenza l’Ambasciatore israeliano in Italia Jonathan Peled per chiedere spiegazioni su quanto accaduto alle basi Unifil dove opera il personale italiano. L’incontro è tuttora in corso secondo quanto riferisce la Difesa.

Quali sono le basi italiane colpite

Conferme arrivano stesso da Unifil che in una nota spiega che a essere colpite “ripetutamente” e “deliberatamente” dall’esercito israeliano sono state le basi italiane 1-31 e 1-32A lungo la linea di demarcazione, oltre al quartier generale di Naqura, pochi chilometri di distanza da entrambe le basi dove sono presenti circa 1200 militari italiani. Unifil conferma anche il ferimento di due militari indonesiani a Naqura. Le forze di pace Unifil, ricorda il comunicato, sono presenti nel sud del Libano per dare supporto al ritorno alla stabilità su mandato del Consiglio di Sicurezza. “Qualsiasi attacco deliberato alle forze di pace rappresenta una grave violazione del diritto umanitario internazionale e della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza”.

Tenenti: “Drone colpito bunker dove si erano rifugiati militari”

Andrea Tenenti, portavoce della missione Onu in Libano ha spiegato che “il quartier generale di Naqoura di Unifil e le posizioni vicine sono state ripetutamente colpite. Questa mattina, due caschi blu sono rimasti feriti dopo che un carro armato Merkava dell’esercito israeliano ha sparato verso una torre di osservazione presso il quartier generale dell’Unifil a Naqura, colpendola direttamente e facendoli cadere. Le ferite sono fortunatamente non gravi, ma rimangono in ospedale”. Tenenti aggiunge che “i soldati dell’esercito israeliano hanno anche sparato sulla posizione UNP 1-31 a Capo Naqura, colpendo l’ingresso del bunker dove si erano rifugiati i caschi blu (la maggior parte italiani) e danneggiando veicoli e un sistema di comunicazione”. Secondo il portavoce di Unifil, “un drone dell’esercito israeliano è stato osservato volare all’interno della posizione Onu fino all’ingresso del bunker danneggiando i veicoli e i sistemi di comunicazione”.

E ancora, secondo Tenenti, nelle ultime ore “i soldati dell’esercito israeliano hanno deliberatamente sparato e disattivato le telecamere di monitoraggio perimetrale della posizione” 1-31. “E hanno deliberatamente sparato su UNP 1-32A, dove si tenevano regolari riunioni tripartite (tra libanesi, israeliani e vertici Unifil) prima dell’inizio del conflitto, danneggiando l’illuminazione e una stazione di trasmissione”.

Crosetto: “Situazione sotto controllo ma attacco inaccettabile”

“In merito agli incidenti presso le basi Unifil 1-31 e 1-32A, nessun militare italiano è stato coinvolto. Ieri, in serata, militari regolari dell’IDF avevano neutralizzato alcuni componenti del sistema di video sorveglianza presso la base 1-31, il sistema di illuminazione e un ripetitore radio presso la base 1-32A con il tiro di armi portatili. Stamattina, poi, alcuni colpi di armi portatili hanno colpito l’interno della base 1-31, su cui è seguito il sorvolo di un drone. La situazione è attualmente sotto controllo, il personale è in sicurezza”. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in una nota. “Tuttavia, questi incidenti sono intollerabili, devono essere accuratamente e decisamente evitati. Per tali motivi ho protestato con il mio omologo israeliano e con l’ambasciatore di Israele in Italia – prosegue il ministro -. Stamane ho trasmesso una comunicazione formale alle Nazioni Unite per ribadire l’inaccettabilità di quanto sta accadendo nel Sud del Libano e per assicurare la piena e costruttiva collaborazione dell’Italia a tutte le iniziative militari volte a favorire una de-escalation della situazione e il ripristino del diritto internazionale”.

Poi aggiunge: “Già dalle prime ore di questa mattina ho contattato il Ministro della Difesa Israeliano, Yoav Gallant, per protestare con lui e ricordargli in modo fermo che quanto sta avvenendo nei pressi delle basi italiane di Unifil nel Sud del Libano e, in generale, verso il contingente Unifil a partire dagli spari contro il quartier generale di Unifil è, per me e per il governo italiano, inaccettabile. Anche se ho ricevuto garanzie sulla massima attenzione alla sicurezza del personale militare ho ribadito che deve essere scongiurato ogni possibile errore che possa mettere a rischio i soldati, italiani e di Unifil – prosegue Crosetto -. Nell’ambito delle mie prerogative, oggi pomeriggio, ho convocato anche l’ambasciatore di Israele in Italia con cui ho fermamente protestato chiedendogli di rappresentare formalmente al Ministro della Difesa ed al Capo delle Forze Armate Israeliane che quanto sta accadendo nel Sud del Libano, verso il contingente, il quartier generale e, in particolare, verso le basi italiane di Unifil non è assolutamente ammissibile, oltre che in netto contrasto al Diritto Internazionale e in aperta violazione della Risoluzione 1701″.

Crosetto: “Meloni costantemente aggiornata”

“Con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni c’è piena intesa sul fatto che la sicurezza dei militari italiani schierati in Libano è la priorità assoluta. La tengo costantemente aggiornata sull’evolversi della situazione, che segue con grande attenzione e partecipazione. La sicurezza è l’unico modo per garantire che i peacekeeper italiani continuino la loro opera di mediazione e di sostegno alla pace e alla stabilità nella regione” ha aggiunto.

Redazione

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