Negli ultimi anni di una lunga vita non mi sarei mai aspettato di assistere a una escalation di follia che riguarda gran parte dell’opinione pubblica e si insinua in tutti gli ambienti, coinvolgendo ogni ceto sociale in un mix di odio, ignoranza e superstizione che ci riporta ai tempi più bui della storia.

La condanna di Israele

Partiamo dalla rivolta antiscientifica dei no-vax durante la pandemia per passare subito dopo all’astio nei confronti del popolo ucraino, che si azzarda a resistere ormai da 1.000 giorni a un avversario più forte (mettendo a rischio la pace nel mondo) e a una diffusa  richiesta di una politica di appeasement nei confronti dello zar del Cremlino, che ricorda – sia pure con altri protagonisti – gli eventi che precedettero la Seconda guerra mondiale e l’atteggiamento delle potenze democratiche nei confronti del nazifascismo.

Al soldo dell’Iran

Ma, a mio avviso, la storia finisce nel conflitto in corso in Medio Oriente. L’Onu – quando non fa danni – è diventato un organismo inutile, bloccato nel Consiglio di sicurezza dai veti delle grandi potenze, in Assemblea dal peso preponderante degli Stati autoritari in compagnia di un buon numero di Stati “canaglia”. Forse si appresta a seguire la sorte della Società delle Nazioni, che non riuscì a contrastare l’ascesa e la diffusione del nazismo in Europa. Non riesco a capacitarmi dell’ostentata malafede che porta alla condanna irriducibile di Israele – come punto acquisito e divenuto indiscutibile – e alla solidarietà sbandierata in migliaia di manifestazioni in tutto il mondo nei confronti non della Palestina (ma di Hamas), neppure del Libano (ma di Hezbollah), né dello Yemen (ma degli Houthi).

L’odio insensato

Peraltro questi movimenti – nemici di Israele – destabilizzano da anni le nazioni in cui operano le loro milizie al soldo dell’Iran, con il solo obiettivo di distruggere lo Stato ebraico che – a questo punto – è costretto a difendere la sua stessa esistenza e lo fa con tutti i mezzi a disposizione perché quando si combatte la partita della vita bisogna vincere. Sulle parole d’ordine dei filo-Pal sono confluiti tutti i “mostri” del XX secolo (l’antiamericanismo, il terzo mondismo fino al più feroce e antico di tutti, l’antisemitismo), come se si fosse scoperchiata l’otre dei venti di Ulisse scatenando un’implacabile tempesta. Come ha affermato nel suo discorso il rabbino Riccardo Di Segni, “quello che è successo il 7 ottobre non è per noi un episodio isolato ma la prosecuzione di una storia in forme nuove ma sempre con lo stesso significato: l’espressione di un odio cieco e insensato e che spesso ci lascia soli”.

I mostri non se ne sono mai andati

Perché allora la storia finisce per ripetersi? Perché dall’immondezzaio dell’esperienza umana tornano alla ribalta tragedie che si consideravano improponibili? La risposta sta nelle parole del rabbino. Il fatto è che i “mostri” non se ne sono mai andati. Abbiamo creduto di lasciarci alle spalle il comunismo con un semplice ripudio, con una cesura col passato affidata a una sorta di amnesia, come se fosse possibile cambiare sé stessi attraverso una nuova identità. Mister Hyde a un certo punto si trasforma da solo al posto del dottor Jekyll. Ma la cosa più inquietante è la ricaduta nell’antisemitismo.

Non si cerca più nemmeno l’alibi dell’antisionismo o della natura politica del governo pro tempore in Israele. Ormai gli ebrei sono nemici in quanto ebrei. Ed è sempre stato così nella storia. Noi ci siamo illusi che la Shoah fosse un prodotto del nazismo e che il problema fosse stato risolto con la caduta di quel regime, che aveva portato con sé secoli di persecuzione del popolo di Sion. In realtà i nazisti avevano organizzato in grande – potremmo dire a livello industriale – le persecuzioni, i ghetti, le conversioni forzate, i pogrom.

Ci siamo sentiti tutti assolti da un peccato originale, quando i nazisti hanno fatto tana per tutti. Ma, come ha detto Riccardo Di Segni, “l’esplosione dell’antisemitismo nei secoli, ogni volta per una ragione diversa, ha sempre segnalato il declino di una società. È ciclico, così come è ciclico il disastro che essa annuncia per la società che lo consente”. Se non fosse così, se l’antisemitismo non fosse una malattia cronica di gran parte del mondo, non ci sarebbero stati eventi tanto drammatici. E non ci sarebbe oggi una negazione della verità tanto evidente e perniciosa.