Un feroce criminale che allo stesso tempo riuscì a scatenare un fascino morboso, diventando personaggio televisivo, autore di diversi bestseller e persino autore. Era questo Issei Sagawa, il “cannibale di Kobe”, morto lo scorso 24 novembre a 73 anni.

Il suo decesso, a causa di una polmonite, è stato reso noto dai media giapponesi soltanto in queste ore: Sagawa resterà per sempre legato al brutale omicidio commesso nel giugno del 1981 a Parigi, dove studiava Letteratura inglese all’università Sorbonne.

Nella sua casa nella capitale francese Sagawa invitò l’11 giugno compagna di studi per il ripasso di alcune poesie in vista dell’esame di fine ciclo, la 25enne olandese Renée Hartevelt, di cui era innamorato. Quel giorno la ragazza venne uccisa con un colpo di fucile alla testa, quindi violentata e fatta a pezzi, con Sagawa che per tre giorni si cibò dei suoi resti, mangiandone circa sette chili.

Lo studente giapponese venne arrestato soltanto alcuni giorni dopo quando, nel parco Bois de Boulogne, aveva tentato di disfarsi del corpo della ragazza chiuso dentro a due valigie sporche di sangue. Nel congelatore dell’appartamento furono invece trovati i resti della vittima.

La ‘fortuna’ di Issei Sagawa fu il non essere giudicato in grado di affrontare un processo: venne quindi prima internato in un ospedale psichiatrico parigino e in seguito rimpatriato in Giappone. Qui, già nell’agosto 1985, tornò un uomo libero, senza scontare praticamente un giorno di carcere per l’omicidio commesso.

Mangiarla è stato un atto d’amore. Volevo provare la sensazione di avere dentro di me una persona che amavo”, disse nel descrivere l’omicidio di Renée Hartevelt. Sagawa descrisse successivamente il suo cannibalismo come “un’ossessione impossibile da contenere”.

In un documentario nel 2017, “Caniba”, che vinse anche il Premio Orizzonti alla Mostra del cinema di Venezia, e in una serie di interviste, Sagawa raccontò i dettagli dell’omicidio e della sua ossessione per il cannibalismo affermando che il suo “desiderio di consumare una donna si era trasformato in un obbligo“.

In un articolo di Repubblica veniva descritta così le dichiarazioni rilasciata da Sagawa agli agenti di polizia francese dopo l’arresto: “Da molto tempo avevo una strana voglia, la voglia di mangiare una ragazza. Ho invitato Renée a casa mia. Mi sono fatto pressante, ma lei mi ha respinto. Allora sono diventato pazzo. Le ho sparato, poi ho tagliato a pezzi il suo corpo. Ne ho tenuto dei pezzi nel frigorifero e ne ho mangiati alcuni prima di essere scoperto

Il “cannibale di Kobe”, che da tempo viveva in un appartamento alla periferia di Tokyo, è stato cremato dopo una cerimonia funebre privata cui hanno assistito solo alcuni familiari.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia