Si è svolta a Tokyo dal 6 all’8 novembre la trentatreesima Assemblea generale dell’Italy-Japan Business Group (IJBG). Questo organismo è stato creato dalle comunità imprenditoriali italiana e giapponese, con il patrocinio dei rispettivi Ministeri dello Sviluppo Economico (MISE e METI), per promuovere una maggiore cooperazione industriale tra i due Paesi e favorire un dialogo permanente tra le due comunità di affari, con il supporto delle rispettive Istituzioni. Con gli anni il ruolo dell’IJBG è cresciuto in termini di operatività, sviluppando dibattiti e confronti su diversificate tematiche di collaborazione bilaterale. L’IJBG ha avviato una proficua attività di promozione di rapporti di affari tra imprese italiane e giapponesi ponendosi come foro di incontro e di dialogo per favorire un’approfondita e diretta conoscenza reciproca. Rapporti destinati ora a rafforzarsi ulteriormente dopo che la relazione tra Italia è Giappone è stata eletta dai due governi a partenariato strategico ad inizio 2023.

Riunitosi in Sessione Plenaria per la prima volta a Tokyo il 24 ottobre 1989, l’IJBG – grazie anche alle energie che molte personalità italiane e giapponesi vi hanno profuso – ha progressivamente assunto il ruolo di uno dei principali fori di confronto tra Italia e Giappone. Basti ricordare l’opera di Umberto Agnelli, grande conoscitore dell’economia e del mondo giapponese, che ha presieduto l’IJBG per quattordici anni. Poi Sergio Pininfarina ha raccolto l’importante eredità lasciata dal suo predecessore nel 2004 e ha lasciato la presidenza nel 2007, sostituito da Giorgio Zappa, che ha mantenuto l’incarico fino al 2015. Dal 2015 al 2019 il ruolo di presidente dell’IJBG è stato ricoperto da Mauro Moretti, già Amministratore delegato e Direttore Generale di Leonardo, e Presidente della Fondazione FS. A seguire, dal 2020 al 2023 la carica è stata conferita ad Alessandro Profumo, nuovo AD di Leonardo. Infine, da settembre 2023 è stato nominato co-Chairman italiano dell’IJBG Roberto Cingolani, Amministratore Delegato di Leonardo da maggio 2023. Vicepresidente dell’IJBG è Umberto Vattani, attualmente Presidente della Fondazione Italia Giappone. Il co-presidente giapponese dell’IJBG è invece Shunichi Miyanaga, Chairman del Board di Mitsubishi Heavy Industries. Tra i soci fondatori italiani dell’IJBG vi sono la Confindustria, l’Italian Trade Agency (ITA) e la Fondazione Italia Giappone, mentre tra i soci sostenitori e ordinari vi sono imprese come Ermenegildo Zegna, Bracco, Danieli, Leonardo, Piaggio, Alcantara e Nippon Gases. Dall’altro lato, le imprese giapponesi sono presenti in forze nell’IJBG con realtà come Ashai, Hitachi, Mitsubishi Heavy Industries, Mitsubishi Chemical Holdings, Mitsui, Mitsui Foods, Suntory, Shisheido, Asics, Nomura, Sumitomo Corporation.

Ogni anno, alternativamente in Italia ed in Giappone, l’IJBG organizza la sua Assemblea Generale, a cui partecipano i soci italiani e giapponesi, ma che è anche aperta a tutte le aziende interessate ai rapporti tra i due Paesi. Dopo che era saltato, causa la pandemia, l’appuntamento giapponese del 2021, c’era molta attesa per l’Assemblea generale di quest’anno a Tokyo, all’ombra della Tokyo Tower e non molto distante dal palazzo imperiale. Il 6 novembre sera si è tenuta una cerimonia di apertura molto partecipata in un locale tipico di Tokyo, in occasione della quale i due co-presidenti dell’IJBG, Cingolani e Miyanaga, ed altre personalità tra cui l’ambasciatore italiano in Giappone Gianluigi Benedetti e il presidente di ITA Matteo Zoppas, hanno celebrato il rituale beneaugurale del sakè, rompendo tutti insieme ciascuno con un martello il coperchio di una botte in legno piena della celebre bevanda giapponese: una sorta di ideale “fidanzamento” tra due comunità imprenditoriali sempre più vicine e desiderose di accrescere le reciproche occasioni di business. Non solo per collaborazioni strategiche come quella nell’aeronautica tra Leonardo, Mitsubishi Heavy Industries e la britannica BAE ed altre nei settori tecnologici, della difesa e della cybersecurity, ma anche per sviluppare ulteriormente l’interscambio commerciale tra i due Paesi. Nel 2022 l’Italia ha importato dal Giappone beni per 5,9 miliardi di dollari, mentre l’import giapponese dall’Italia ha raggiunto gli 11,8 miliardi di dollari. Sul totale degli scambi internazionali dei due Paesi non si tratta di cifre enormi. Ma l’interscambio commerciale italo-giapponese è particolarmente importante per alcuni settori specifici.

In particolare, il Giappone nel 2022 ha importato dall’Italia il 42% dei suoi acquisti dall’estero di sostituti del tabacco per sigarette elettroniche per un equivalente di 1,2 miliardi di dollari, il 28% del suo import di auto con cilindrata superiore ai 3.000 cc. per 496 milioni di dollari (prevalentemente Ferrari e Lamborghini) e il 20% del suo import di gioielleria per 452 milioni di dollari. Inoltre, l’Italia ha rifornito il 43% dell’import giapponese di articoli da viaggio e di trousse in pelle, il 38% di quello di borsette in pelle, il 35% di quello di portafogli in pelle e il 14% di quello di calzature con tomaia in pelle e suola in materiali diversi dal cuoio. Per queste sole quattro tipologie di articoli in pelle, l’import giapponese dall’Italia ha superato lo scorso anno la ragguardevole cifra di 947 milioni di dollari. Notevole risulta anche l’import giapponese dall’Italia di articoli di abbigliamento, per complessivi 472 milioni di dollari, pari a poco meno del 4% dell’import nipponico di questa categoria di beni. Inoltre, anche l’alimentare made in Italy riscuote un grande e crescente successo tra i giapponesi. Infatti, nel 2022 il Paese del Sol Levante ha importato dall’Italia il 90% del suo import di pomodori in scatola per 101 milioni di dollari, il 16% del suo import di vino per 174 milioni di dollari, il 32% del suo import di pasta secca per 97 milioni di dollari e il 40% del suo import di olio d’oliva extra vergine di prima categoria EU per altri 97 milioni di dollari. Grazie ad auto di lusso e preparati per le sigarette elettroniche le province di Modena e Bologna, assieme a Milano e Firenze per la moda, sono quelle che esportano di più in Giappone. Rilevante è anche l’export di oreficeria-gioielleria in Giappone da parte di Alessandria e Vicenza.

Nel corso dell’assemblea generale dell’IJBG, che si è tenuta il 7 novembre presso lo splendido Centro culturale italiano di Tokyo, è stato auspicato da tutti i partecipanti e anche da parte del ministro dell’Economia, dell’industria e del commercio giapponese Yasutoshi Nishimura, che ha anche ricordato con nostalgia i giorni di lavoro trascorsi in Italia da giovane a Milano e Como, che il volume dell’interscambio commerciale tra Italia e Giappone possa ulteriormente crescere. La stessa speranza è stata espressa in un video messaggio dal ministro degli esteri italiano Antonio Tajani. Gli italiani sono stati i primi pionieri europei nei rapporti culturali e commerciali con il Giappone. Infatti, il gesuita Alessandro Valignano (Chieti 1538 – Macao 1608), a capo delle missioni asiatiche dei Gesuiti per più di cinque lustri, dopo aver consolidato ed esteso in India le missioni precedentemente aperte da Francisco Javier e avviato in Cina la celebre missione di Matteo Ricci, nell’ultimo ventennio del 1500 insediò personalmente una missione anche in Giappone, che divenne in poco tempo una delle economicamente più importanti della compagnia di Gesù. Padre Valignano ottenne da alcuni feudatari daymio convertiti la gestione del porto di Nagasaki, ricevette in donazione terreni e poté aprire dei seminari. In seguito, Valignano promosse anche il primo viaggio di una ambasceria giapponese guidata da Ito Mancio in Europa e in Italia: un evento epocale.

In tempi più recenti si avventurò nel Giappone del XVIII secolo, partendo da Torre del Greco, la famiglia D’Elia, tuttora leader nel suo settore, che divenne pioniera nella commercializzazione di perle, coralli, conchiglie dal Giappone all’Europa, all’India, agli Stati Uniti. I D’Elia elessero il Giappone come loro seconda patria e i giapponesi non tardarono a ricambiare: cominciando dal mitico Kokichi Mikimoto (l’iniziatore della coltura delle perle) in una collaborazione cordiale che contribuì allo sviluppo economico delle perle, fino al governo nipponico che riconobbe la famiglia torrese come vera amica del Sol Levante per l’aiuto dato nel risollevare il comparto messo in ginocchio dalle devastazioni della Seconda guerra mondiale. Un rapporto di lunga data, dunque, quello tra la compagnia italiana e il Giappone, che culminò il 17 luglio del 1921 quando il principe ereditario Hirohito con suo fratello Takamatsu-omiya e numerosi dignitari di corte in visita in Italia vollero recarsi apposta a Torre del Greco presso la famiglia D’Elia, rompendo ogni protocollo.

Secoli e decenni dopo italiani e giapponesi continuano a frequentarsi con reciproco interesse nel campo economico, in quello culturale e turistico. L’Italia resta la prima meta nell’Unione Europea dei turisti giapponesi. Le imprese italiane e nipponiche collaborano a tutto campo. I giapponesi vanno pazzi per il cibo, la moda, le auto italiane e apprezzano le nostre tecnologie. Le nostre fabbriche, a loro volta, grazie al Piano Industria 4.0, si sono ammodernate e si sono riempite non solo di versatili robot italiani ma anche di quelli giapponesi di più grande taglia. In un clima di grande soddisfazione per questi rapporti che si vanno facendo sempre più saldi tra i due Paesi, dopo l’Assemblea generale si è svolta presso la magnifica sede dell’Ambasciata italiana a Tokyo (la più bella residenza diplomatica di tutto il Giappone) una cena di gala, nel corso della quale è stato consegnato dall’Italia un premio speciale per la sua lunga amicizia verso il nostro Paese ad Akira Amari, il ministro che ad inizio decennio scorso avviò il famoso programma delle tre frecce della Abenomics dello scomparso premier Shinzo Abe. Mentre il giorno dopo le due delegazioni hanno fatto visita a Yokohama ad uno stabilimento della Mitsubishi Heavy Industries.

Italia e Giappone: due Paesi assai simili ai due opposti lati del mondo. Entrambi geograficamente lunghi e stretti, entrambi sismici, entrambi con antiche e gloriose storie e culture, entrambi votati oggi alle attività manifatturiere, sia pure con specializzazioni internazionali differenti. Due Paesi entrambi rallentati da un forte declino demografico e afflitti da difficoltà economiche e da una lunga stagnazione a cavallo tra gli anni ’90 e i primi due decenni del nuovo secolo. Ma ora entrambi impegnati in un rinnovato ruolo da protagonisti in campo economico a livello globale. Nel corso dell’Assemblea generale del 7 novembre Wataru Miyanaga, della Development Bank of Japan, aveva spiegato in una interessante relazione come il Giappone si trovi oggi alle soglie di un “nuovo dinamismo” e di un nuovo ciclo di sviluppo. La stessa cosa, in realtà, è già avvenuta all’Italia negli ultimi 8-9 anni. Prova ne è che le nostre esportazioni hanno ormai quasi raggiunto in valore quelle del Giappone: un dato praticamente sconosciuto nel nostro Paese, dove è costume piangersi sempre addosso, ma un motivo di straordinario orgoglio per l’industria italiana.