Due settimane per evitare la chiusura
Italia in lockdown ‘morbido’, la data chiave è il 9 novembre: lo scenario su contagi e terapie intensive
Due settimane di tempo per capire se l’introduzione delle nuove misure restrittive previste dal Dpcm Conte firmato domenica 25 ottobre avranno affetto sulla curva dei contagi e dei ricoveri. Dopo il premier è anche Agostino Miozzo, a capo del Cts, il Comitato tecnico scientifico, che ribadisce come serviranno 14 giorni per fare un punto, con la premessa che “solo con il rispetto rigoroso delle regole, il lockdown potrà essere ricordato come una brutta esperienza del passato”.
In una intervista al Corriere della Sera Miozzo evidenzia come gli ospedali “soffrono una pressione difficilmente sostenibile nel lungo periodo, soprattutto nei territori in ritardo nell’organizzazione dei percorsi dedicati ai pazienti Covid”. La soluzione per il capo del Cts è di “coinvolgere medici di famiglia e pediatri di libera scelta fornendo loro tutti i mezzi per operare, i materiali di protezione, gli strumenti diagnostici. Con l’accordo appena siglato tutti i cittadini potranno fare i tamponi rapidi con il loro medico”.
Ma forse aspettare il 9 novembre è impossibile. Per gli esperti, sottolinea Repubblica, il rischio è che il picco del contagio sia ancora lontano e che il Paese debba seguire quanto fatto dalla Francia, dove da venerdì 30 ottobre entrerà in vigore un nuovo lockdown. Altro retroscena arriva da Il Messaggero: il quotidiano romano scrive infatti che nell’ultima riunione di maggioranza è stata fissata a 35mila la quota di contagi giornali oltre la quale scatterebbe l’allarme, soglia distante 10mila casi (ieri erano quasi 25mila).
Altro dato da considerare è quello delle terapie intensive, oggi quasi 1500 quelle occupate dai pazienti Covid: la soglia delle 2500 è indicata nel documento ufficiale sugli scenari del Coronavirus e porterebbe all’inevitabile lockdown.
I prossimi giorni saranno quindi fondamentali per non entrare nello scenario evocato da giorni da Walter Riciardi, consulente del Ministero della Salute che ha indicato chiaramente la necessità di adottare il lockdown locale per Milano e Napoli, isolando le zone del Paese dove il virus circola maggiormente.
Che si vada verso uno scenario ‘francese’ ne è convinto anche Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano. “Andiamo verso una situazione simile alla Francia, sono davanti a noi di poco“, ha spiegato durante il programma ‘Agorà’ su Rai3. “L’idea del lockdown totale mi sconvolge: mi auguro che si riesca a mettere in piedi quanto basta per riuscire a venirne fuori, ma temo che ci siamo molto vicini, soprattutto in determinate aree del Paese”, ha aggiunto. “La situazione è allarmante. La curva sale secondo le previsioni e, dovrei controllare con esperti, anche oltre le previsioni. A oggi ho attivato 301 letti Covid e abbiamo riconvertito tutto, ma probabilmente non basterà. A ieri sera abbiamo 29 intubati, 47 con Cipac con 300 ricoveri”, ha concluso Galli.
© Riproduzione riservata