Per irrobustire in modo incisivo il peso politico dell’Europa nella NATO, aumentare la spesa militare dei singoli Stati membri non è la via maestra. È indispensabile avviare un progetto intergovernativo mettendo insieme un “nocciolo duro” di Stati che intendono integrare le proprie risorse umane, tecniche e finanziarie. In materia di difesa europea, così come è avvenuto in altri settori di policy (Schengen e Euro in primis), le nazioni che condividono questa scelta dovrebbero al più presto definire un percorso con priorità, obiettivi e tappe ben definite.

Il dibattito

Il 6 marzo sono stati approvati i finanziamenti di Rearm Europe. Sulla base del white paper che la Commissione Europea presenterà il 19 marzo nelle cancellerie europee, si aprirà il dibattito su come procedere alla traduzione operativa dell’impegno. Il rischio è che si riproduca la frammentazione tra i 27 stati membri a scapito dei progetti di difesa collettiva più efficaci e con in impiego sicuramente più efficiente delle risorse. In questi giorni tra Berlino e Parigi si discute riservatamente se coinvolgere o meno nei futuri progetti di difesa europea Regno Unito, Norvegia e Turchia. Membri della NATO, ma non della UE.

L’Italia protagonista

In questa cornice l’Italia potrebbe essere protagonista della costruzione del “pilastro europeo” della NATO, obiettivo di cui si parla da tanti anni senza risultati concreti. Il governo non si è ancora pronunciato sulla materia. In attesa che Giorgia Meloni definisca la sua posizione alcuni partiti dell’opposizione (Pd, +Europa, Azione e Italia Viva) potrebbero presentare una mozione parlamentare che inviti l’esecutivo a promuovere la formazione di un gruppo di Stati disponibili a mettere a fattor comune le proprie capacità militari e industriali perché il pilastro europeo della NATO diventi finalmente realtà. Si tratta di una sfida storica molto complicata, ma questo è il momento di garantire la nostra sicurezza che significa innanzitutto proteggere la democrazia e la libertà.

Conte e Salvini ai margini

La posta in gioco è così alta che per una volta le posizioni di Conte e di Salvini potrebbero essere emarginate. L’auspicio è che la gran parte di maggioranza e opposizione trovino una convergenza strategica con l’obiettivo di costruire passo dopo passo un’Europa che abbia per la prima volta dopo 75 anni un peso politico effettivo all’interno dell’Alleanza Atlantica.