Il suo carisma non è mai stato messo in discussione da alcuno. Quel suo “Siamo tra le prime otto al mondo, imbucati alla festa” utilizzato con malcelata soddisfazione all’indomani della vittoria su Porto Rico, del resto, racconta in pieno lo spirito di chi, anche soltanto con l’energia che da sempre lo caratterizza, sa incidere sui volti delle persone che gli stanno attorno.
Gianmarco Pozzecco è questo, e tanto altro ancora. Un uomo di sport prima ancora che l’allenatore della nazionale azzurra di pallacanestro, un giocatore sempre e comunque nei modi e nello stile ancorché del gioco vero e proprio sia ormai da tempo un tecnico e non, invece, un interprete. Passionale, grintoso, spesso fuori dagli schemi, è lui che dalla panchina sta trasferendo ai suoi giocatori quel suo essere leader che, lungo la sua carriera, ne ha fatto un personaggio unico ovunque sia andato a giocare.

I quarti di finale dei Mondiali, non a caso, racchiudono molto della passione e della combattività del condottiero dell’Italia vista in campo a Manila, una formazione che, malgrado qualche battuta a vuoto lungo il percorso, ha saputo conquistare con le unghie e con i denti un posto al sole che dir storico non fa difetto ad alcuno.
Sono 25 anni, un quarto di secolo tondo tondo, che l’Italia della palla a spicchi punta a entrare nelle parti nobili della classifica mondiale, una caccia grossa che, ironia della sorte, metterà alle 14.40 di oggi gli azzurri di fronte agli Stati Uniti, non esattamente un cliente docile da domare. Tornando al 1998, anche allora davanti alla nazionale ai quarti di finale si presentarono gli Usa. All’epoca privi dei giocatori Nba, in Grecia gli americani vinsero di misura; l’Italia chiuse il Mondiale in sesta posizione. In quell’Italia c’era Pozzecco. Per lui si tratterà dunque di una specie di remake, benché nel frattempo di acqua sotto i ponti ne sia passata, e tanta, così come del tutto differente sarà il peso dei giocatori che da una parte e dall’altra affronteranno la partita.

Ad aprire le danze, oggi alle 10.45 ora italiana, ecco il primo quarto tra Lituania e Serbia. Pur avendo battuto la Repubblica Dominicana, la Serbia non ce l’ha fatta a strappare all’Italia il primo posto nel girone a causa dello scontro diretto favorevole agli azzurri; da qui l’accoppiamento con la Lituania che, invece, proprio nell’ultima gara giocata con gli Usa è riuscita nell’impresa di battere la formazione americana, facendo sì che quest’ultima trovasse sulla sua strada la bandiera tricolore. Domattina, Germania-Lettonia individuerà la semifinalista chiamata a scontrarsi con la vincente tra Italia e Stai Uniti; nel pomeriggio, invece, Canada-Slovenia completerà il quadro delle quattro che si giocheranno il tetto del mondo. Detto del mezzo miracolo italiano fin qui compiuto dalla banda di Pozzecco, anche il Canada in fondo non è stato da meno, avendo eliminato la Spagna campione uscente con un 88-85 che rimarrà per molto tempo impresso negli occhi e nella mente degli appassionati iberici.
Ora, inutile girarci troppo attorno, il gioco si farà davvero duro.

Gli Usa, e non li scopriamo certamente ora, sono una squadra temibilissima. Non serve la sfera di cristallo, insomma, per raccontare la delicatezza di una sfida che sa d’impresa anche per il solo fatto di essere giocata. La consapevolezza che – a dirlo è stato lo stesso Pozzecco – “questi ragazzi sono capaci di tutto” apre a qualsiasi pronostico, ancorché dirsi favoriti francamente sarebbe troppo. Anzi, lo è oltre ogni ragionevole ottimismo. Ancora una volta, il Poz dovrà metterci tutto quel che ha per fare di sé un’arma in più a disposizione dei suoi uomini. Sulla panchina opposta siederà Steve Kerr; in campo un gruppo di giocatori che all’Nba danno del tu.
Del gran rifiuto di Banchero s’è parlato fin troppo; vederlo sull’altro lato della barricata chiuderà il cerchio. Ricci e Tonut sono preallertati; le spallate di Fontecchio e Melli richieste. Citazione conclusiva, infine, per capitan Datome. Adesso, parola al campo.