Una delle priorità da affrontare
Su Ius scholae e cittadinanza si gioca il futuro dell’Italia, altro che baruffe tra Tajani e Salvini: servono parlamentari non soldatini di partito
Non di rado, fra una cotta per Putin e una cena elegante, Silvio Berlusconi esprimeva la sua particolare dote: quella capacità di visione unita al senso pratico che lo aveva reso un grande innovatore. È il caso del video sulla cittadinanza agli immigrati, che la Lega ha deciso di rilanciare pensando di portare acqua al suo mulino. Discorrendo con Fabio Fazio, Berlusconi diceva esattamente ciò che andava detto. La cittadinanza è un valore importante che non si regala. Va legato non a fatti formali ma a una reale adesione al nostro sistema di valori. Nessuno può imporre a un ragazzo nato da genitori stranieri di credere nel Dio cattolico, e neppure di adorare il Chianti e la pizza margherita, e neppure di tifare l’Inter o la Juventus. Deve invece esigere che, dopo un certificato percorso di studi, conosca la lingua italiana e soprattutto conosca e rispetti la nostra Costituzione.
È la posizione che oggi sostengono Antonio Tajani e una porzione molto consistente dell’opposizione, nonché alcune voci della destra, non allineate ma illuminate, come Gianfranco Fini. Ecco, in sintesi, il lodo-Tajani: “Berlusconi si riferiva a un corso di studi di 5 anni, noi diciamo che serve un corso di studi completo, quindi la scuola dell’obbligo fino a 16 anni con il raggiungimento del titolo. Insisto sulla formazione, sull’identità e sulla cultura perché se accetti di essere italiano ed europeo nella sostanza, lo sei non perché hai la pelle bianca, gialla, rossa o verde ma perché dentro di te hai quelle convinzioni, perché dentro di te vivi quei valori”. Il tema della cittadinanza, e più in generale dell’immigrazione regolare, non è una questione ideologica o di propaganda come forse pensano alcuni settori della maggioranza. E non è neppure un fatto di soli valori: solidarietà, accoglienza, italianità, difesa dei confini.
Si tratta di un’emergenza economica e sociale assoluta. Lo ha sottolineato in modo inequivocabile il governatore della Banca d’Italia, citando l’inverno demografico che a breve renderà ingestibile il sistema pensionistico e assistenziale. Ed è avvertita ogni giorno di più dalle imprese. Enrico Carraro non è né un guerrigliero di sinistra né un’anima bella delle parrocchie. È invece un big dell’hi-tech e il numero uno di Confindustria Veneto. Dice: “Sui flussi regolari si è visto molto poco fin qui, ma sono una necessità. E non possiamo offrire solo manodopera, servono anche i diritti. I migranti e i loro figli devono essere inseriti in un contesto virtuoso per la crescita. Insieme al lavoro, va offerta la formazione. C’è piena disponibilità da parte degli imprenditori, ma serve la mano del governo”. Dopo queste parole, e dopo una relazione come quella di Fabio Panetta a Rimini, come si può ancora parlare di “tema fuori dall’agenda di governo”? Secondo le proiezioni Istat, entro il 2040 l’Italia potrebbe perdere circa 5,4 milioni di persone in età lavorativa, con una riduzione del 9% della forza lavoro. Possiamo ritenere ancora sufficienti, e anzi vantarci di 200mila ingressi all’anno?
In un paese che si pone il problema del futuro non si dovrebbe neppure più discutere dei diritti di chi nasce in Italia, ma solo delle modalità per renderli effettivi. Ad esempio ci si dovrebbe porre il problema di una scuola che stiamo svuotando sempre più del suo ruolo, facendola travolgere dal delirio woke fino al punto di sbiadire non solo il principio di autorità ma anche la stessa cultura occidentale. Più che l’inno di Mameli, il problema è una scuola che torni a insegnare la civiltà, la tolleranza e un rispetto delle diversità che non diventi ossessione di riscrivere la storia e cancellare Dante e Manzoni, crocefissi e presepi, canti di Natale e uova di Pasqua. In questi giorni tutti si concentrano sul possibile terremoto politico. Ma la svolta di Forza Italia, se sarà seguita dai fatti, potrebbe insegnarci che in tema di diritti e di risposte a emergenze generali come l’inverno demografico si vota come parlamentari della Repubblica e non come soldatini di partito.
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