La lotta al jihadismo in Africa non si è mai fermata ed anche se spesso sono proprio i fondamentalisti islamici ad ottenere i maggiori successi, i governi africani cercano da anni di arginare questa pericolosissima deriva. Il nord della Nigeria è uno delle regioni dove da più tempo il jihadismo si è radicato prendendo il controllo di città e villaggi. Proprio qui l’aviazione nigeriana ha attaccato un campo di addestramento dell’Iswap (o Stato Islamico della Provincia dell’Africa Occidentale) uccidendo il leader locale Ba’a Shuwa e diverse decine di militanti, compreso tutto il suo stato maggiore. Ba’a Shuwa aveva ereditato le redini del movimento terrorista alla morte del suo predecessore e in questi due anni e mezzo si era reso protagonista di una serie di azioni molto violente ed organizzate colpendo in tutta l’area dello stato di Borno e del Lago Ciad.

L’operazione militare nigeriana risalirebbe ai primi giorni di gennaio, ma lo stato maggiore di Abuja ha prima voluto verificare l’identità degli uomini uccisi in questo raid ed ha poi organizzato una conferenza stampa per informare il popolo nigeriano. L’Iswap aveva recentemente preso il controllo della principale via di comunicazione di questo remoto stato settentrionale e amministrava tutta una serie di province lungo il confine con il Camerun ed il Ciad. Un lavoro di intelligence ha permesso alle forze armate nigeriane di individuare il quartier generale di Ba’a Shuwa nelle foreste delle regione dove da anni dominava incontrastato. L’Iswap nasce come braccio dello Stato Islamico nell’area africana occidentale, accanto allo Stato Islamico del Grande Sahara e all’Iscap (lo Stato Islamico della Provincia dell’Africa Centrale) come un enorme progetto che vada dall’Oceano Atlantico all’Oceano Indiano per creare una serie di califfati sul modello di quello creato a cavallo fra Siria ed Iraq.

Lo Stato Islamico in questi ultimi anni è cresciuto nel continente africano prendendo il controllo di ampie aree sia del nord della Nigeria che in Mali, Burkina Faso e Niger, creando un triangolo fra i tre stati saldamente nelle mani dei combattenti dello Stato islamico. Il Sahel e la regione del Golfo di Guinea vedono anche lo scontro fra Isis ed al-Qaeda che si combattono fra loro per il controllo del territorio, ma lo Stato Islamico sta vincendo questo scontro all’interno della galassia dell’estremismo islamico.

La Nigeria, anche dopo le elezioni presidenziali dello scorso anno, resta un gigante estremamente fragile con enormi problemi economici ed organizzativi. Il nord, storicamente musulmano, vede i continui attacchi del jihadismo e da alcuni anni le province centrali sono diventate epicentro della contesa fra pastori ed agricoltori che si scontrano per le poche terre ancora fertili e che portano la violenza fino alle porte della capitale Abuja. La lotta contro il terrorismo è uno dei punti del programma del nuovo presidente nigeriano Bola Tinubu, ma la fragilità degli stati africani rende ancora incerto il risultato di questo violento scontro.

 

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi