È di nuovo alta tensione tra Stati Uniti e Iran: hanno fatto in pochissimo tempo il giro del mondo le parole del Presidente americano Joe Biden nel corso di un evento elettorale in California in vista delle elezioni di midterm di martedì prossimo in cui i democratici sono dati nettamente per sfavoriti dai sondaggi. “Libereremo l’Iran. Si libereranno molto presto”, ha detto Biden rispondendo a un coro partito dal pubblico che invocava “Iran libero”. La frase è stata riportata dal pool di giornalisti al seguito del presidente americano. Immediata la reazione di Teheran, da mesi attraversato dalle proteste scatenate per la morte della 22enne Mahsa Amini.

“L’Iran è stato liberato 43 anni fa ed è determinato a non cadere più nella prigionia” degli Stati Uniti ha risposto il Presidente ultraconservatore Ibrahim Raisi facendo riferimento alla Rivoluzione islamica del 1979, quando al potere arrivò l’imam Khomeini. “Non saremo mai la vostra mucca da mungere”, ha aggiunto il presidente iraniano. Le proteste per la morte di Mahsa Amini e le tensioni con gli USA sono anche quelle correlate: Teheran ha accusato Washington in diverse occasioni di sostenere e fomentare le manifestazioni che da settimane attraversano il Paese.

A rimarcare la posizione anche la replica a Biden del ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir Abdollahian: “La Casa Bianca, che sta alimentando sempre più violenze e terrore nelle recenti rivolte iraniane, sta contemporaneamente cercando di raggiungere un accordo riguardo alla questione nucleare e al Jcpoa. Signor Biden, metta fine a questa ipocrisia, compreso il sostegno al terrorismo e allo Stato Islamico (Isis)”.

Le proteste in Iran sono esplose all’indomani del 16 settembre, quando la 22enne Mahsa Amini è morta mentre era in detenzione. Era stata fermata in un parco di Teheran perché non indossava correttamente il velo, lo hijab, obbligatorio per tutte le femmine nel Paese a partire dai sette anni. Le autorità hanno parlato di un tragico malore, la famiglia (agli arresti ai domiciliari) ha accusato le autorità della morte della figlia. Le manifestazioni sono partite dal Kurdistan iraniano e si sono diffuse in tutto il Paese. Le proteste sono state represse anche con la violenza che ha portato a vittime, arresti e feriti. Virali in tutto il mondo le immagini di ragazze iraniane che bruciavano gli hijab o tagliavano ciocche di capelli. L’ultimo gesto di protesta e solidarietà che sta diventando virale è quello di far saltare il turbante dalla testa dei mullah.

L’Alto rappresentante della Politica Estera dell’Unione Europea Josep Borrell ha ribadito la sua ammirazione per il coraggio dei manifestanti ma ha anche sottolineato l’esigenza di tenere aperto il dialogo con Teheran per evitare che la Repubblica islamica si doti dell’arma nucleare. Il dossier nucleare è sempre all’ordine del giorno e fonte di tensioni: funzionari dell’intelligence americana hanno riferito alla Cnn che l’Iran vuole aiuto dalla Russia per rafforzare il suo programma nucleare in cambio delle armi che sta fornendo a Mosca.

Teheran ha dichiarato sì di aver fornito droni da guerra alla Russia ma non per l’Ucraina. “Il fatto è che sono usati in Ucraina e questa è una violazione degli obblighi di una risoluzione del Consiglio di sicurezza” dell’Onu, ha commentato Borrell. Papa Francesco dal suo viaggio apostolico in Bahrein ha chiesto, senza citare espressamente l’Iran, il riconoscimento dei diritti delle donne. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani dopo il bilaterale con il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha dichiarato: “C’è una posizione e una strategia comune su Iran, Cina e Ucraina tra i paesi che vogliono difendere la democrazia e lo stato di diritto nel mondo”.

Avatar photo