L'inchiesta sulla morte della promessa del volley
Julia Ituma e il giallo della telefonata prima della morte e del messaggio alle compagne, la madre: “Non credo al suicidio”

Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? È la domanda che si fa Elisabeth, la madre di Julia Ituma, la pallavolista 18enne morta nella notte tra mercoledì e giovedì nel Volley Hotel di Istanbul, dove pernottava assieme alle compagne di squadra della Igor Gorgonzola Novara impegnata nella semifinale di Champions League contro le padrone di casa dell’Eczacibasi Dynavit Istanbul.
Un decesso che i media turchi hanno attribuito ad un gesto volontario: la 18enne, trovata morta giovedì mattina, si sarebbe lanciata da una finestra dell’hotel di Üsküdar, nella parte asiatica di Istanbul.
Nella città è giunta nella serata di ieri la madre, la sorella e la zia della ragazza, accolte dalla console italiana e dai due componenti del club rimasti nella metropoli turca, il direttore sportivo Enrico Marchioni e uno dei medici sociali.
Julia, nata da genitori nigeriani a Milano, dove ancora studiava in un liceo, era alla prima stagione a Novara dopo essere uscita dal Club Italia. Nell’hotel di Istanbul condivideva una stanza al sesto piano con la compagna di squadra spagnola Julia Varela, che avrebbe detto alla polizia turca di essersi a un certo punto addormentata e di non avere quindi certezza di quanto accaduto successivamente.
Nella giornata di giovedì i media turchi hanno pubblicato un video che ritrae la giovane pallavolista camminare nel corridoio del Volley Hotel: le telecamere la inquadrano a lungo, tra le 22:30 e le 23:50, con un telefono in mano. Proprio lo smartphone potrebbe avere un ruolo chiave nella vicenda, tanto da venire subito sequestrato dalla polizia turca.
Oggi Repubblica scrive infatti che la 18enne, avrebbe parlato con un amico e compagno di scuola del liceo privato che frequentava. Lo stesso ragazzo, con cui avrebbe litigato ma non è chiaro se avesse una relazione sentimentale, avrebbe quindi mandato dei messaggi a Lucia Varela per dirle cosa era successo e per sapere se la 18enne fosse tranquilla. Una tranquillità che chiaramente non emerge osservando i video di sorveglianza interna dell’hotel: Julia cammina nervosamente nel corridoio, si siede per terra sulla moquette, la schiena appoggiata alla parete e pare disperata.
La compagna di stanza Lucia racconterà poi alla polizia, scrive Repubblica, che le due hanno parlato fino all’una e mezza di mattina una volta che Julia è rientrata in stanza, quindi la pallavolista spagnola si è addormentata senza accorgersi del suicidio della 18enne, che avrebbe aperto la finestra scorrevole, scavalcato il parapetto e si sarebbe quindi lanciata dal sesto piano. Possibile che non abbia sentito nemmeno il rumore dello schianto?
Il corpo di Julia è stato ritrovato intorno alle 5:30 della mattina di giovedì ai piedi dell’albergo da alcuni dipendenti che avevano notato inizialmente solo un paio di scarpe.
Per questo Elizabeth, la madre di Julia, non crede che la compagna di stanza non si sia accorta di nulla: “La sua compagna non ha sentito niente? Io non sono riuscita ancora a piangere perché non ci credo ancora”. “Era così forte, la mia ragazza, che non posso credere che si sia voluta buttare da una finestra. E poi qualcuno mi ha detto che era un balcone, insomma io voglio vedere con i miei occhi, i documenti, il posto. E Julia”, lo sfogo registrato da Repubblica.
Eppure sono ancora i media turchi a fornire nuovi ‘indizi’ che confermerebbero l’ipotesi del suicidi da parte della giovane pallavolista italiana. Il quotidiano Hurriyet nel ricostruire l’ultima serata di Julia scrive che la 18enne aveva detto detto alle sue compagne di squadra e all’allenatore della Igor Gorgonzola di non stare bene, scrivendo “addio” nel gruppo WhatsApp della squadra prima di precipitare dal sesto piano della sua stanza di albergo.
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