Anche Comunione e Liberazione, il noto e influente movimento cattolico conservatore fondato da don Luigi Giussani, si adegua alle direttive di Papa Francesco. Il suo presidente, il teologo spagnolo Julián Carrón ha annunciato che si dimetterà facendo seguito al decreto del Pontefice dello scorso giugno che limitava a due due mandati quinquennali il governo dei gruppi laici, come appunto Comunione e Liberazione.
Carrón lo ha annunciato oggi in una lettera pubblicato sul sito di CL: “In questo momento così delicato della vita del movimento, ho deciso di presentare le mie dimissioni per favorire che il cambiamento della guida a cui siamo chiamati dal Santo Padre si svolga con la libertà che tale processo richiede. Questo porterà ciascuno ad assumersi in prima persona la responsabilità del carisma”.
Il teologo spagnolo era alla guida di Comunione e Liberazione dal 2005, ovvero dalla morte di don Giussani. Era stato quindi riconfermato anche nel 2008, nel 2014 e nel 2020.
Una scelta praticamente obbligata quella di Carrón in virtù, come già accennato, del provvedimento voluto da Papa Francesco ed emanato l’11 settembre scorso dal dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita che regola la durata e il numero dei mandati di governo dei gruppi laici. Le motivazioni del Pontefice erano chiare: evitare figure nella Chiesa di ‘padri padroni’, promuovere il ricambio nelle cariche di governo e mettere un freno a possibili casi di abusi di potere.
A settembre la ‘scure’ del Pontefice argentino aveva colpito i Memores Domini, un’associazione laicale cattolica i cui membri vivono i precetti di povertà, castità e obbedienza sotto l’egida proprio di Comunione e Liberazione. Il 24 settembre Bergoglio aveva deciso di commissariare il gruppo nominando come delegato speciale monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto.
Quanto a Carrón, una volta ereditata la carica da don Giussani ne ha proseguito l’opera, sia per stile che per approccio: Comunione e Liberazione anche in questi anni ha fortemente condizionato la politica cercando di spostare l’opinione pubblica sui temi che le stavano più a cuore, continuando inoltre a operare nel mondo economico, in particolare in Lombardia, tramite il suo ‘braccio operativo’ della Compagnie delle Opere.