Lo scenario
Kamala Harris o Michelle Obama? Le alternative alla Casa Bianca: analisti divisi, le correnti dem si confrontano
Kamala Harris è partita in quarta. «Ready to serve», ha twittato non appena Joe Biden ha comunicato il suo step down. Ma niente è da dare per scontato. Neanche la sua formalizzazione come candidata dem. Se i Clinton tirano la volata all’ex vicepresidente, gli Obama stanno ragionando su un’ipotesi diversa. E Nancy Pelosi sta con loro sull’ipotesi «still open». Su quella che l’ex presidente afroamericano preannuncia come «una candidatura eccezionale». Formalmente, il Partito democratico americano però precisa che la competizione è aperta e che sono attesi altri candidati. «Il nuovo “nominee” sarà un processo aperto, trasparente, equo e ordinato», nonché «completo e rapido», garantiscono i vertici dem americani. Dunque via a un processo di confronto e a primarie inclusive.
La retromarcia
Le voci che abbiamo raccolto ci parlano di un mosaico ancora da mettere insieme. E di incertezze destinate a rimanere in piedi. La prima, riferiscono quelli del sito Axios, che raccolgono rumors attendibili dal deep state americano, riguarderebbero lo stesso presidente uscente. «Joe Biden avrebbe esitato a lasciare la campagna elettorale per le presidenziali, almeno in parte, per i dubbi sulle possibilità di vittoria della sua vice», scrive Axios, citando fonti vicine al presidente degli Stati Uniti. E se Kamala parte in quarta, ecco la retromarcia innestata dal suo stesso endorser.
Le alternative a Kamala
Ci sono però anche quelli convinti che i giochi per la Casa Bianca, appena riaperti, si apprestino già a concludersi. E se molti danno per certa la candidatura di Harris contro Trump, c’è chi ancora scommette sull’arrivo di opzioni alternative. Tra loro si può annoverare Ron Brownstein, uno degli analisti politici più influenti degli Stati Uniti. Ieri ha dichiarato che vede «improbabile che ci sia una vera e propria partita per la candidatura democratica alla Casa Bianca in occasione della Convention nazionale al via il prossimo 19 agosto a Chicago, in Illinois, dal momento che a sostegno della vicepresidente Kamala Harris c’è già una “formidabile lista” di governatori e senatori». L’analista avrebbe spiegato che è «difficile immaginare che vi siano i margini per una seconda battaglia per superare (Harris), soprattutto quando i candidati che avrebbero le migliori chance di vittoria, come (la governatrice del Michigan) Gretchen Whitmer e (il governatore della California) Gavin Newsom hanno già fatto sapere che non scenderanno in campo contro la vicepresidente», osserva Brownstein. Secondo l’esperto è invece probabile che l’attenzione ora si concentri sul ticket con Harris. E come proprio vice Harris scelga «un maschio bianco eletto in uno Stato in bilico», come il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, il senatore dell’Arizona Mark Kelly e il governatore della Carolina del Nord Roy Cooper. In alternativa l’attuale numero due della Casa Bianca potrebbe correre il rischio di scegliere un’altra donna come la stessa Whitmer, che pure governa uno Stato in bilico.
Secondo l’analista politico dell’Università della California, Benjamin Radd, Harris dovrebbe scegliere «qualcuno con una solida esperienza in politica estera». In Italia il giudizio è più possibilista. Abituati come siamo alle svolte dell’ultim’ora, alle mosse del cavallo, ai capovolgimenti improvvisi, l’inversione a U della candidatura democratica per la Casa Bianca ci suona famigliare.
Lascio, non lascio
Simone Crolla, direttore generale dell’American Chamber, condivide con noi qualche riflessione: «Ci sono regolamenti che vanno seguiti. Chiaramente siamo in una situazione inedita, che però deve inserirsi nei regolamenti. L’indicazione di Biden è importante, ma non decisiva. Altri candidati ce ne sarebbero ma non c’è chi voglia tentare la sorte in un momento in cui Trump è così forte. Perfino gli sfidanti più abili sanno che forse è meglio aspettare il 2028, quando certamente potranno vincere le elezioni. Questo lungo balletto di Biden – lascio, non lascio – sembra quasi essere stato un teaser per Kamala Harris. Mi sembra si sia preparato per tempo, in campo dem, questa candidatura». E Michelle? Simone Crolla non esita: «Sarebbe disruptive. Certo, la conferenza dem si svolge a Chicago, città degli Obama. E il fatto che non si stia schierando con Kamala Harris lascia immaginare che ci possa essere una sua idea. Michelle però farebbe meglio ad aspettare il 2028».
Continuità con Biden
Cecilia Capanna, giornalista inviata a lungo negli States e firma di TPI, precisa: «Kamala Harris rappresenta la continuità con Biden. Non è detto che in questo caso sia la candidata migliore. Tutti dicono che ci vorrebbe Michelle Obama. La realtà è che Barack è sulla scena, non era scontato. Si sta muovendo molto, potrebbe anche succedere che all’improvviso Michelle cambiasse idea e decidesse di candidarsi».
L’eredità di Biden
Dalle parti dello IAI preferiscono andare con i piedi di piombo. «Kamala Harris è legata a doppio filo all’amministrazione Biden e tutti gli attacchi di Trump all’amministrazione Biden verranno trasferiti tali e quali a lei. Penso che dovrebbe in qualche modo appropriarsi dell’eredità socio-economica di Biden, perché Biden ha parecchio da rivendicare: l’economia è in buona salute, la disoccupazione è ai minimi storici. Harris si approprierà di questa eredità e proverà a trasformarla in un vantaggio», prevede Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche dell’Istituto Affari Internazionali.
Perfino Matteo Renzi entra nel merito del giallo dell’estate, tutto politico. «I democratici sceglieranno la candidatura che ha più chances di vincere o quella che è più forte per tenere unito il partito? La domanda sembra banale, ma è una grande domanda politica. Le divisioni che in controluce si possono leggere anche da lontano tra la posizione dei Clinton – aggiunge – e quella di Obama/Pelosi riflettono questo dubbio. Si va sul sostegno per molti aspetti naturale a Kamala Harris o si sceglie la carta fuori dal mazzo per provare a rovesciare la narrazione di Trump? E nel caso come si fa visto che i tempi sono strettissimi?».
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