Una città col fiato sospeso in attesa di conoscere cosa ne sia stato di Kata, la piccola peruviana scomparsa sabato scorso dopo essere uscita dall’edificio occupato dell’ex Astor per andare presumibilmente a giocare. A Firenze, nei giorni tradizionalmente allegri e colorati di “Pitti Uomo”, non si parla d’altro e tutti vogliono sapere cosa sia effettivamente successo: il circuito di telecamere nella zona avrebbe filmato la piccola lasciare il gruppo di bambini che comprendeva anche il fratellino e dirigersi, da sola, verso la porta del cortile laterale, per poi rientrare nello stesso cortile.

Al momento è difficile avanzare ipotesi concrete e seguire una pista rispetto a un’altra, anche se quella del racket degli affitti nell’ex albergo fiorentino, occupato da varie famiglie tra cui quella di Kata, resterebbe quella privilegiata. Una seconda pista, ritenuta però residuale, ma non scartata per non tralasciare nulla, è quella legata alla pedofilia. Secondo gli investigatori sarebbero tre i gruppi interessati dall’attività illecita del racket, due composti da peruviani, uno dei quali vicino alla famiglia di Kata, e un terzo di romeni: il costo di una camera andrebbe dagli ottocento euro senza bagno, fino ai millecinquecento euro per una stanza con i servizi. Gli inquirenti stanno continuando a sentire gli occupanti del palazzo, lontano però dallo stabile, al comando dei carabinieri: vengono ascoltati come persone informate sui fatti. Già ascoltato anche il padre di Kata, uscito ieri dal carcere in cui si trovava per una condanna per furto. Il contesto sociale che ha fatto da sfondo alla vicenda e le dichiarazioni dei genitori della piccola di sicuro non hanno contribuito a migliorare la situazione: l’ex albergo, situato nella zona nord della città, aveva chiuso i battenti a fine 2020 e poco meno di due anni dopo, nel settembre del 2022, venne occupato grazie all’ennesima azione del Movimento di lotta per la casa che favorì l’ingresso di una settantina di persone, il cui numero è aumentato nel tempo (adesso sarebbero un centinaio).

La situazione più allarmante è  ovviamente quella legata ai minori: sarebbero alcune decine, lasciati e a se stessi, in una condizione di abbandono e di degrado. Pochi giorni fa dallo stabile occupato un uomo era volato dalla finestra del terzo piano finendo in ospedale in gravi condizioni e lo scorso marzo una maxirissa, con uso di bastoni e di una scacciacani, scatenata dalla contesa per un alloggio sfitto, aveva portato alla denuncia di quattro peruviani, tutti sotto i trent’anni, per uno dei quali era scattato anche l’arresto, visto che era evaso dai domiciliari per reati contro il patrimonio e si era rifugiato nella struttura. E dire che dell’ex Astor si era discusso anche lo scorso settembre durante il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Il sindaco Dario Nardella aveva chiesto lo sgombero immediato, che però non fu possibile perché mancava la flagranza di reato. Da allora non è accaduto nulla di rilevante, fatta eccezione per la denuncia da parte dei consiglieri di Fratelli d’Italia per l’attivazione clandestina di luce, acqua e gas tramite allacci abusivi alle utenze. A nulla sono valse le grida d’allarme dei residenti e le denunce della proprietà dell’immobile: Firenze ha visto esplodere una vera e propria “bomba sociale” provocata paradossalmente proprio da chi si è autoproclamato difensore dei più deboli. E ovviamente la destra è partita all’attacco, lancia in resta, in nome della legalità da troppo tempo sospesa: “Il problema di questa occupazione abusiva è noto da tempo ma, come in tanti altri casi simili in città (troppi ormai!), laddove vi sono edifici abbandonati la sinistra cittadina tace – hanno attaccato i leghisti in Palazzo Vecchio -, svegliandosi tardi solo davanti ai problemi e per difendersi dalle accuse. Le colpe sono tutte da indirizzare verso questa Giunta che non ha il coraggio politico di opporsi agli occupanti e alla loro violenza.

Sappiamo bene poi come determinati movimenti di lotta per la casa siano ‘rossi’ e pertanto politicamente “vicini”. Nardella sul suo programma parla di sgombero degli edifici occupati ma, per via Maragliano, così come per troppe altre zone, si preferisce metter la testa sotto la sabbia”.

Il Movimento per la Lotta per la Casa a Firenze, nato come risposta alla crisi abitativa in città si propone di “combattere per il diritto all’abitazione per tutti i cittadini”; è un movimento sociale e politico che unisce diverse organizzazioni e individui, tra cui associazioni di quartiere, sindacati, gruppi studenteschi e cittadini comuni, tutti riconducibili all’esperienza radicale dell’estrema sinistra. Leader storico fino al giorno della sua morte è stato Lorenzo Bargellini, scomparso nel 2017 all’età di 58 anni, nipote dell’ex sindaco Piero e cugino di Sara Funaro, assessore alle politiche sociali di Dario Nardella.

Le azioni di Mao – questo il “nome di battaglia” di Bargellini – hanno caratterizzato per decenni lo scenario cittadino e, a causa dei sui blitz illegali nelle case, è stato più volte condannato a svolgere lavori socialmente utili. Molti ricordano gli scontri del 2015 fuori dal Consiglio regionale, quando i manifestanti del Movimento lanciarono fumogeni e bottiglie provocando la reazione delle forze dell’ordine, in cui Bargellini rimase ferito con una prognosi di trenta giorni.

Sotto la guida di Mao, il movimento si è autoassegnato il ruolo di protettore dei diritti degli inquilini e ha combattuto con ogni mezzo per bloccare gli sfratti ritenuti ingiusti, provocando talvolta a situazioni di tensione e di conflitto; nel corso degli anni la battaglia per il diritto alla casa è diventata sempre più una bandiera dietro la quale poi in molti hanno trovato riparo, come le tragiche vicende di questi giorni stanno dimostrando.

Adesso tutti i fiorentini sperano di vedere tornare a casa la piccola Kata sana e salva, subito dopo l’auspicio è che si chiuda questa stagione dei paladini rivoluzionari che hanno creato le basi perché tutto questo accadesse.

Daniele Bertini

Autore