La star del social è arrivato dal Senegal a un anno
Khaby Lame, il Re mondiale di Tik Tok non ha la cittadinanza: “Per l’Italia sono ancora straniero”
È italiano il Tiktoker più seguito al mondo: Khaby Lame alle 13 di giovedì pomeriggio ha superato Charlie D’Amelio raggiungendo 142 milioni e 600mila follower sul social network. È italiano, anzi no: perché Khaby Lame non ha la cittadinanza. È arrivato in Italia dal Senegal quando aveva un anno. Ne ha parlato in un’intervista a Repubblica. “Non è giusto che una persona che vive e cresce con la cultura italiana per così tanti anni ed è pulito, non abbia ancora oggi il diritto di cittadinanza. E non parlo solo per me”.
Lame è nato e cresciuto in Piemonte, a Chivasso. Ha fatto diversi lavori, ha cominciato lì la sua carriera su Tik tok dopo essere stato licenziato. Ha appena dovuto rinunciare a un viaggio negli Stati Uniti, dove a Los Angeles l’aspettava la modella Kendall Jenner per un servizio fotografico e per partecipare alla conferenza mondiale per youtuber e tiktoker VidCon, ma il visto non è arrivato in tempo.
A 22 anni, con oltre 142 milioni di follower grazie ai suoi sketch muti e comprensibili in tutto il mondo, è diventato una star mondiale. “È un bel traguardo. Ieri notte siamo rimasti svegli con il team a seguire il conto alla rovescia su Tok count e abbiamo festeggiato tutti assieme. È un successo di squadra”. Coltiva il sogno di recitare, del cinema. Grazie al suo successo ha comprato casa ai genitori a Milano, non vivono più nelle case popolari di Chivasso.
Il tiktoker più famoso al mondo ha raccontato che qualche mese fa il Questore di Milano l’ha convocato per la pratica di cittadinanza. “Mi hanno fatto delle foto e mi hanno lasciato andare …”. E se anche per lui la faccenda potrebbe diventare più facile, alla luce della notorietà, lui rilancia: il punto non è quello, serve una legge insomma. “Ma qui non ci sono solo io. Il visto e magari la cittadinanza mi renderebbero le cose più facili, ma non sarei contento pensando a tutte quelle altre persone che magari sono anche nate in Italia e non hanno lo stesso diritto”.
Il testo base sulla riforma della cittadinanza Ius Scholae – per i bambini arrivati in Italia prima di aver compiuto 12 anni, dopo 5 anni di scuola – è stato da poco approvato in Commissione alla Camera. Ci vorrà tempo. Dello Ius Soli, che conferirebbe automaticamente la cittadinanza per il fatto di essere nati nel territorio di uno Stato, si parlò di nuovo un po’ dopo le Olimpiadi dell’anno scorso a Tokyo, grazie ai risultati di alcuni atleti, e poi non se n’è parlato più. Per tanta politica la questione della cittadinanza di tanti ragazzi e bambini non è una questione così prioritaria.
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