Si allena e si allena, ogni giorno e ancora e ancora. E non combatte mai, quasi mai. E quando combatte vince – come ieri, come se non ci fosse scampo. Khadija Jaafari è per il terzo anno consecutivo campionessa d’Italia. Questa volta sul limite dei 54 chili. Due anni fa tricolore School Girl, l’anno scorso Junior sul limite dei 57 chili. Qualcosa in più di un talento ormai questa ragazzina nata in Marocco, cresciuta alla Boxe Vesuviana di Torre Annunziata del Team Zurlo e dell’idolo Irma Testa, che alla fine dell’incontro ha ricordato il suo sogno e il suo paradosso: si sente italiana, è cresciuta in Italia, vuole combattere per l’Italia ma non può combattere per l’Italia.

Per lo stesso motivo, qualche tempo fa, si era allontanata dalla palestra. Aveva abbandonato, stanca, delusa. “Quando ho scoperto che non potevo partecipare agli Europei ho smesso. Non credevo più nel pugilato. Ora ho capito che devo lottare, il mio obiettivo resta la Nazionale”, ci aveva detto in un’intervista in cui raccontava la sua storia. Il padre che parte dal Marocco, il giorno prima che la figlia nascesse a Casablanca nel settembre 2007. E che vive in Francia, si trasferisce in Italia, infine a Torre Annunziata in provincia di Napoli dove qualche anno dopo fa arrivare moglie e figli.

Lei, Khadija, che non sapeva neanche cosa fosse la boxe prima che il padre non portasse il fratello in palestra, in quella “Tana delle Tigri” della Provolera, quartiere popolare e difficile. “Ti piace?”, le chiese u’maèstr Lucio Zurlo, che quando lei rispose – “sì” – la invitò a tornare il giorno dopo, in tuta e scarpette. Lucio Zurlo che ha affiliato per la prima volta la palestra nel 1964 e che in questi giorni si è dedicato alla ragazza in cui ha rivisto da subito il talento e l’istinto di Irma Testa. L’ha preparata, motivata dopo mesi lontana dal ring, con il nipote nutrizionista Lucio Zurlo ha messo a punto la dieta per rientrare nel peso.

All’angolo Gaetano Nespro, ex campione sul ring e oggi responsabile dei tecnici della Vesuviana. Jaafari al PalaRoma di Montesilvano, in provincia di Pescara, ha battuto nella finale Alessia D’Alfonso (5-0). È stata lei questa volta a portare in palestra la medaglia e a metterla al collo del maestro Lucio come ormai è tradizione, come neanche un mese fa ha fatto il suo idolo con l’oro mondiale. Irma Testa che vuole imitare, in maglia azzurra. “Ha un talento superiore, starebbe ore e ore intere sul ring come i veri fuoriclasse”, dice Biagio Zurlo, figlio di Lucio, da pugile azzurro e campione d’Italia, tecnico, consigliere della Federazione e insegnante. Neanche il cinema ha distratto la sedicenne: è stata protagonista di Californie, dei registi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman premiato anche al Festival di Venezia alla giornata degli autori, e ha ricevuto altre offerte, ha vinto Miss Ondina. Tutto bello, ma a un certo punto c’è solo la boxe, la palestra dove la chiamano Caterina, o Katalina, per semplificare.

Jaafari vive almeno due paradossi. Il primo: non combatte perché è troppo forte. “Quando si diventa così bravi – spiega Biagio Zurlo – è difficile trovare un’avversaria che ti voglia affrontare. È costretta a combattere nei tornei o nei campionati. Le altre ragazze hanno l’opportunità di allenarsi sia al centro federale ad Assisi che alla Cecchignola. Khadija aveva combattuto l’ultima volta a luglio al circolo Oplonti, le trovai un’avversaria, ma nessuno la chiama. È un grande orgoglio vederla vincere, motivata nonostante tutte queste difficoltà”.

Il secondo paradosso è il suo grande sogno. Di ius soli non si parla da tempo, di ius scholae si è smesso di parlare definitivamente con la nuova legislatura di destra e l’Italia rischia di perdere questo talento. Biagio Zurlo sta sondando e muovendo canali. “Parliamo tanto di inclusione e questa ragazza che vive qui da bambina, che si allena con noi da anni non può vestire la canottiera della nazionale”. È lo stesso sogno di tanti altri italiani di fatto, nati altrove, non sempre talenti e non sempre sportivi, lo stesso sogno che era di Siirine Chaarabi che prima dell’Argento ai Mondiali del mese scorso ha dovuto aspettare e aspettare e aspettare. A Rabat, alla Federazione marocchina, intanto sono entusiasti.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.