I media dedicati al Continente africano si sono molto soffermati, nei giorni scorsi, sull’effettiva dimensione della presenza ucraina in Africa. L’interesse mediatico si è acceso dopo la recente sconfitta sul terreno dell’esercito della Giunta golpista del Mali, sostenuto da mercenari russi, per mano dei ribelli tuareg nella località maliana di Tinzawatène. Alcuni portavoce tuareg hanno infatti rivelato di aver ricevuto addestramento al combattimento e all’uso di tecnologie belliche proprio in territorio ucraino, nelle settimane precedenti. Sembra che essi abbiano utilizzato in battaglia anche droni di provenienza ucraina, il che rappresenta un elemento del tutto nuovo nei complessi scenari saheliani.

Se la notizia del coinvolgimento ucraino in Mali e nel Sahel verrà confermata, non ci sarà da stupirsi. La guerra a tutto campo con la Russia non risparmia il Continente africano, dove Kiev può operare con quella spregiudicatezza ed efficacia di fatto impossibile per l’Europa e l’Occidente. Cioè sul campo di battaglia, vendendo armi e droni utili al combattimento in funzione anti-russa, e ricorrendo al “cyber-attacco” quando necessario. D’altronde se l’Africa è ormai diventata un terreno di competizione e di scontro tra vari attori internazionali (tra cui in primo luogo Mosca, ma anche Cina, paesi del Golfo, Turchia, Israele, oltre a Europa, Stati Uniti e Occidente in genere) la dinamica presenza ucraina si inserisce a pieno titolo nel filone collaudato.

In Africa si va sia per cooperare con gli africani (e questo è l’aspetto ideale, utile alla narrativa) ma anche per fare i propri interessi, più o meno opachi. E l’interesse di Kiev è fronteggiare Mosca anche lontano dal Continente europeo, con azioni di disturbo mirate. Nel caso saheliano, oltretutto, l’Ucraina si trova a difendere gli oppositori ai regimi militari delle Giunte golpiste sostenute da Mosca in Burkina Faso, Mali e Niger; quindi in ultima analisi Kiev potrebbe in futuro conclamarsi difensore di quei princìpi di libertà e buon governo per cui l’Occidente combatte nel cuore dell’Europa, ma non si sporca tanto le mani sul Continente africano.

L’improvvisa fiammata di interesse ucraino per l’Africa è abbastanza recente, ma si articola adesso a tutto campo. Essa discende prevalentemente dalle due votazioni shock all’Assemblea delle Nazioni Unite del marzo 2022 e del febbraio 2023 contro l’aggressione russa nei confronti di Kiev. In quelle circostanze la leadership ucraina rimase sconcertata nel constatare che quasi la metà dei paesi africani si era astenuta sulla risoluzione di condanna, non attribuendo quindi responsabilità a Mosca per l’invasione militare dell’Ucraina. Addirittura Eritrea e, guarda caso, il Mali avevano votato contro la risoluzione. A Kiev si decise quindi che c’era molto da lavorare sui paesi africani, i quali sono diventati nel frattempo una priorità politica. Il ministro degli Esteri Kuleba ha effettuato varie missioni nel Continente africano, l’ultima delle quali all’inizio di agosto in Zambia, Malawi e Mauritius; e le Ambasciate ucraine in Africa stanno aumentando rapidamente, fino a 20 entro la fine dell’anno (le ultime due inaugurate in Costa d’Avorio, non a caso un paese saldamente filo-occidentale e non succube delle tendenze anti-francesi; ed in Mauritania, unico degli Stati saheliani a conservare un regime costituzionale).

Kiev intende inoltre far crescere gli scambi commerciali con i paesi africani, concentrarsi sulle collaborazioni agro-industriali e minerarie, riprendere l’esportazione di grano e cereali interrotta a causa del blocco russo del Mar Nero e – come dimostra l’attualità, -fornire materiali bellici e di Intelligence quando richiesti, anche se si tratta dei tuareg. Oltre al governo golpista del Mali, anche l’associazione degli Stati del West Africa, denominata Ecowas, ha protestato per l’ingerenza ucraina nelle vicende interne maliane, attuata con il sostegno indiretto ai ribelli della “regione dell’Azawad”. Ma, come accennato, il Continente africano è ormai teatro di acerrime competizioni internazionali alle quali ci si sta bene o male abituando.

D’altronde era già noto un analogo sostegno militare ucraino alle forze governative del Sudan in guerra contro le milizie RSF del Generale Hemetti (ovviamente appoggiato da Mosca); ed è prevedibile che altre contrapposizioni dirette o indirette tra Ucraina e Russia si possano verificare in Repubblica Centro-africana, in Niger, in Burkina Faso, in Guinea. Tutti paesi in cui i mercenari russi – prima chiamati Wagner e ora Africa Corps – hanno avuto finora campo libero anche per le disattenzioni dei paesi europei, più impegnati a sgambettarsi fra di loro che a fare fronte comune contro le dittature militari e per i princìpi e i valori di riferimento etico anche in Africa.

Alessio Paz

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