Il giorno dopo la strage, quando gli attimi di paura e orrore iniziano a trasformarsi in terribili ricordi, si fanno spazio i perché. Kosta Kecmanovic ora è un incognita. Come è possibile che un ragazzino di tredici anni sia stato in grado di compiere un atto così orrendo? E soprattutto quale è stato il fattore scatenante? Anche se di fronte a una simile tragedia nessuna motivazione potrà mai reggere, sembra che uno dei problemi principali di Kosta fosse l’isolamento. Unito probabilmente ad un disturbo psichico.

Kosta Kecmanovic, dieci minuti dopo le 8, è entrato nella scuola primaria Vladislav Ribnikar di Belgrado armato di due pistole legalmente detenute dal padre e ha ucciso otto bambini e una guardia di sicurezza. Poi ha chiamato la polizia per denunciare l’accaduto e ha detto di essere uno “psicopatico” che avrebbe “bisogno di ritrovare serenità”.

Il capo del dipartimento di polizia della citta’ di Belgrado, Veselin Milic, intervenuto in uno speciale sulla radiotelevisione “Rts” ha sottolineato che la telefonata è stata registrata e ha aggiunto che il ragazzo ha dichiarato che dopo il massacro “è stato colto da paura, panico e affanno” e ha ritenuto giusto chiamare la polizia per denunciare l’accaduto. “La società mi ignorava, mi sentivo escluso e sono queste le motivazioni che mi hanno portato a pensare e ad agire in questo modo” – ha affermato Kosta subito dopo l’arresto.

Kecmanovic aveva chiesto nei giorni scorsi di essere spostato in un’altra classe. Voleva andare all VII/2. Secondo indiscrezioni non si trovava bene con i suoi compagni. Un mese fa aveva ricevuto un’insufficienza in storia e qualche ragazzino avrebbe esultato. Cose normali, qualche screzio ma niente di più. Situazioni che tutti noi abbiamo vissuto almeno una volta nel nostro passato scolastico.

Kosta invece si è esercitato al poligono poi ha preso un foglio A4 e ha iniziato a pianificare la strage. Aveva indicato il primo piano e l’elenco di classi lungo il corridoio. Con gli obiettivi su cui sparare. Si chiamavano “target da eliminare prima di tutti”. E l’elenco era preciso: VII-2, VII-3, VII-4.  Il capo della polizia Veselin Milic ha descritto il suo percorso: “La stanza di Storia era vicina all’ingresso della scuola. La sua classe ha tenuto questa materia come prima lezione del giorno. Appena arrivato il giovane ha sparato alla guardia di sicurezza. Dopo si è rivolto ai bambini.”

Alcuni descrivono il killer-bambino come un ragazzo introverso e solitario, altri come un ottimo studente che si è sempre comportato in maniera ineccepibile. La verità è che nessuno aveva compreso il profondo disagio chiuso dentro la psiche di Kosta. I genitori intanto sono stati arrestati. Lui, non punibile, dopo accertamenti tossicologici finirà in una clinica psichiatrica. Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha proposto diverse nuove misure, tra cui una moratoria sull’emissione del porto di armi e la revisione di tutti i permessi rilasciati negli ultimi anni. Intanto è calato il silenzio a Belgrado con tre giorni di lutto nazionale, dal 5 al 7 maggio.

Giulio Pinco Caracciolo

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