L’antefatto della vicenda è simile a tanti altri. Da un lato, c’è chi è convito che la bacheca social possa essere utilizzata impunemente per dire qualsiasi cosa, per offendere, per diffamare, per infangare e dileggiare chiunque, senza alcuna distinzione di età, genere o professione. Dall’altro, c’è la persona che diventa suo malgrado oggetto di una rabbia immotivata e di un rancore sconfinato. É ciò che succede ogni secondo sui social, che capita molto spesso ai politici e agli amministratori locali ed è ciò che ha visto protagonista suo malgrado anche al sindaco di Benevento.

In questo caso specifico, come in molti simili a questo, dai social si è passati direttamente alle aule dei tribunali, dove chi si è trovato esposto davanti al pubblico delle piattaforme ha provato a chiedere una legittima riparazione del danno subito. Solo che questa volta l’offeso era Clemente Mastella ed ha scelto, nomen omen, di perdonare e di condividere in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, che ha prima di tutto una forza pedagogica, le ragioni della sua scelta: “Voglio credere pentimento, voglio dare fiducia ad una giovane donna, una madre, che ha raccontato di essere stata fomentata da altre persone e di avere gravemente perso il senno e la ragione in un momento di disperazione. Voglio credere al suo impegno a non ripetere più condotte simili. Apprezzo la sua dignità nel chiedere perdono e, da cattolico, la perdono. Le mie convinzioni religiose quasi me lo impongono. Ho dato mandato ai miei difensori di rimettere le querele a suo carico. Le auguro sinceramente di trascorrere una vita serena e felice insieme alla sua famiglia”.

Il post di Mastella ci ricorda come la rete, è con essa i social network, diventano un mezzo e un ambiente tossici nel momento in cui li utilizziamo unicamente come una discarica a cielo aperto delle nostre frustrazioni. Il social, come ogni altro mezzo di comunicazione, è un medium che nasce neutro, seppur con una straordinaria capacità di amplificazione immediata del contenuto che nessun altro strumento ha mai avuto in passato, solo che se un tempo c’era un pudore naturale nel manifestare e portare in pubblico i nostri sentimenti più viscerali, odio compreso.

Mentre, oggi abbiamo azzerato del tutto lo “scorno”, anzi lo abbiamo barattato pur di avere in cambio di un giorno di celebrità malata. Al contrario, invece, il sindaco Mastella ha dimostrato con il perdono a mezzo social che c’è e va coltivato un uso sano e responsabile delle piattaforme che non è neanche meno gratificante in termini di metriche digitali. Ci ha ricordato che i social possono essere strumenti formativi, e non solo uno sfogatoio di odio e veleni, di guerre verbali, di ostilità lessicali. Una lezione piccola ma con un significato molto grande.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).