"La vera madre di tutte le battaglie"
La battaglia di Pittoni: “Basta supplenze, la scuola funziona quando il professore può prendersi cura dei suoi studenti”
A colloquio con Mario Pittoni, responsabile Istruzione della Lega: “Non c’è qualità senza continuità. Bisogna garantire insegnanti titolari agli studenti e velocizzare le assunzioni a tempo indeterminato”
Per Mario Pittoni (Lega) la madre di tutte le battaglie sulla scuola è una e chiara: “Garantire insegnanti titolari a tutti gli studenti”. Appena riconfermato responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega, già presidente della commissione Cultura al Senato, il senatore leghista dialoga con il Riformista sulla visione della scuola del suo partito, ma più che di visioni preferisce parlare di problemi.
«Le supplenze mettono a rischio la continuità didattica e quindi la qualità e il buon funzionamento dell’intero sistema scolastico. Per questo va assolutamente invertito il trend che l’ultimo decennio ha visto la crescita esponenziale delle supplenze a scapito della stabilizzazione dei docenti. La scuola funziona quando il docente può prendersi cura dei propri studenti nel lungo termine. Quando andavo a scuola io mi sentivo letteralmente radiografato dai miei insegnanti, e questo mi ha fatto sentire oggetto di cura e attenzione».
Il problema è annoso: come provare a risolverlo?
«La nostra proposta è quella di diversificare i canali di reclutamento per velocizzare l’assunzione a tempo indeterminato degli insegnanti, valorizzando merito ed esperienza invece di limitarsi al tradizionale concorso per titoli ed esami, con tempi ormai fuori dalla realtà rispetto alle esigenze concrete della scuola».
Come si sta muovendo la Lega su questo terreno?
«Una nostra proposta in questo senso è stata depositata nel 2020 quando, con lo scoppio della pandemia, poter contare su docenti titolari per tutti gli studenti era diventata la vera priorità, purtroppo ignorata dai governi di allora. La questione, come annunciato dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, sarà oggetto d’interlocuzione con la Commissione europea. Sarebbe comunque interesse anche di Bruxelles, oltre che semplice buonsenso, rivedere l’intesa siglata la scorsa legislatura. Adesso si tratta di capire fino a che punto gli accordi legati ai fondi del Pnrr ci condizionano, ma se l’Europa tiene davvero alla continuità didattica, è evidente che la differenza può farla solo un adeguato numero di assunzioni a tempo indeterminato, in quanto i fatti dicono che è marginale se non addirittura controproducente il contributo alla continuità dell’attuale vincolo di permanenza forzoso. Non è un caso se non pochi insegnanti rinunciano al contratto di ruolo».
C’è chi esprime dubbi sulla qualità delle graduatorie dalle quali poi attingere i docenti da assumere. Senza concorso non teme che il livello si abbassi?
«Non direi. Si tratta di graduatorie di merito, non di semplici liste. Sono insegnanti che hanno conseguito la vecchia e valida laurea quadriennale (o un titolo di studio equivalente) oppure una laurea quinquennale a ciclo unico o, ancora, la nuova triennale seguita dalla magistrale, raccogliendo i crediti formativi universitari necessari oltre a presentare e discutere (nel caso del cosiddetto 3+2) due tesi di laurea. Per di più occorrono tre anni di servizio nella scuola statale e quindi il merito, che giustamente si richiede per l’accesso al pubblico impiego, è stato già dimostrato e riconosciuto sul campo: questi docenti sono stati per almeno tre anni educatori e formatori dei nostri ragazzi, li hanno valutati determinandone spesso l’avvenire scolastico, li hanno vagliati agli esami di Stato e in caso di errore sono stati sanzionati esattamente come i loro colleghi di ruolo».
Però la Costituzione precisa che agli impieghi nelle Pubbliche amministrazioni si accede solo mediante concorso…
«La stessa Costituzione aggiunge però che l’obbligo di concorso può trovare eccezioni “nei casi stabiliti dalla legge”. E in un sistema che spesso penalizza i profili più qualificati, spingendo i migliori talenti verso il settore privato, valorizzare competenze e performance individuali può risultare importante».
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