La giustizia continua a far traballare la maggioranza che l’altro ieri sera si è divisa alla Camera sugli ordini del giorno al dl proroghe riguardanti in particolare i captatori informatici, i cosiddetti trojan. Italia Viva e Azione hanno presentato due odg a prima firma Catello Vitiello e Enrico Costa che avrebbero impegnato il Governo a prevedere una disciplina puntale dell’utilizzo del captatore informatico, che tenga conto delle esigenze di riservatezza e che preveda un tribunale collegiale per l’autorizzazione.

Costa aveva spiegato: «Con il trojan si può accendere la webcam, attivare il microfono e captare conversazioni, leggere qualsiasi dato venga archiviato. Si possono visualizzare le fotografie, registrare la tracciabilità del possessore del telefono, catturare segretamente tutto ciò che viene digitato sul dispositivo, potendo, quindi, risalire anche a eventuali password. Si possono anche modificare i file contenuti nel computer o nel cellulare senza lasciare tracce delle modifiche effettuate. Siamo di fronte a un bivio: accedere alle tesi del M5S, che vuole implementare l’utilizzo del trojan, oppure cercare non di sterilizzarlo ma semplicemente fare in modo che ci sia da parte del giudice una riflessione maggiore prima di disporlo».

Il sottosegretario Sisto ha proposto una riformulazione in cui l’autorizzazione collegiale sarebbe stata espunta; né Costa né Vitiello hanno accettato, chiedendo che i loro testi fossero votati nella formulazione originaria su cui c’era il parere contrario del governo. I due odg sono stati respinti con i voti contrari di M5s, Pd e Leu, mentre a favore hanno votato Iv, Azione/+Europa e Fdi, Noi con l’Italia , Coraggio Italia. Lega e Fi astenute. Costa è furioso: «Se Lega e Fi avessero garantito i loro 133 voti il mio odg sarebbe passato tranquillamente. Il centrodestra si è diviso, perché non se l’è sentita di andare contro il governo, ma così si è contraddetto. Mi riferisco a FI in particolare, visto che il governo era rappresentato dall’azzurro Sisto, sottosegretario alla Giustizia, che ha sempre avuto una posizione ancor più netta della mia sull’utilizzo dei trojan. Non ci si lamenti dalle parti di FI e della Lega se sulla giustizia prevalgono le posizioni forcaiole di Bonafede & C. ». Sisto da parte sua aveva ricordato che «vi è stato un preciso impegno della Ministra Cartabia, in Commissione, a trattare la materia unitariamente, puntualmente e definitivamente in altro provvedimento».

A rivendicare invece una vittoria in materia di intercettazioni è la deputata di FI Matilde Siracusano: «abbiamo presentato degli emendamenti per limitare l’utilizzo del trojan per reati minori: siamo convinti che vada utilizzato per reprimere i reati di mafia e terrorismo, ma non riusciamo a capire, in un Paese normale, come questi reati possano essere equiparati a quelli contro la pubblica amministrazione. Abbiamo incontrato una fortissima resistenza ideologica nel M5S, che ha nel trojan la sua bandiera più identitaria, ed è stato necessario l’intervento di mediazione del sottosegretario Sisto e della ministra Cartabia, che ha riformulato un mio emendamento che restringe i presupposti autorizzativi all’utilizzo del trojan per i reati minori».

«Ora, andiamo avanti con la riforma della giustizia. Uno step importante è rappresentato dal referendum» ha aggiunto l’onorevole Maria Tripodi, sempre di FI. Ad essere approvato è stato un ordine del giorno di Fratelli d’Italia, presentato dagli onorevoli Ciro Maschio e Carolina Varchi. Quest’ultima esulta sui social: «Maggioranza battuta al voto sui nostri ordini del giorno. Vogliamo trasparenza e chiarezza sulle intercettazioni: quante sono, quanto costano, chi le effettua? I Tribunali e le Procure trasmettano subito i dati affinché la Corte dei Conti possa vigilare!». L’odg è passato grazie ai voti favorevoli di FI, Lega, Misto, IV, mentre hanno votato contro Pd, M5S e Leu. Come vi abbiamo già raccontato il problema è il seguente, come ha spiegato l’onorevole Varchi nell’illustrare l’odg: «l’Italia è il Paese che, in proporzione al numero di abitanti, spende di più per le intercettazioni, quindi a fronte di un’attività che comporta una spesa pubblica importante. […]Però il Copasir evidenzia che le procure della Repubblica si sottraggono di fatto al controllo della sezione della Corte dei conti preposta a vigilare su questo; ed è un sottrarsi di fatto, poiché, su 140 tribunali, quasi nessuno manda gli atti e i contratti per capire quanto il noleggio di questi sistemi costi al contribuente».