Temo sia rimasta lettera morta la denuncia raccolta da Giovanni Pisano e pubblicata su Il Riformista: “Ucciso da un proiettile vagante a Capodanno, ora la famiglia deve pagare le spese di giudizio”. Vale la pena (è, a leggerla, una vera pena) riproporre la vicenda: «Era uscito fuori al balcone di casa per richiamare il fratellino che era sceso in cortile durante i festeggiamenti di Capodanno a Napoli ed è morto dopo essere stato raggiunto da un proiettile vagante a un occhio. È la storia di Nicola Sarpa, pizzaiolo di 24 anni, ucciso nei primi minuti del 2009 da un colpo partito dalla pistola impugnata da Emanuela Terracciano (all’epoca 23enne), figlia di Salvatore ‘o nirone, uno dei boss dei Quartieri Spagnoli. Undici anni dopo per la sua famiglia, costituitasi parte civile nel processo che ha portato alla condanna a circa 10 anni per omicidio volontario ma con dolo eventuale, arriva l’ulteriore beffa: una cartella esattoriale con richiesta perentoria di 18.600,89 euro».

Come riassume l’avvocato Pisani, «La Terracciano è stata condannata in via definitiva. L’Agenzia delle Entrate ha intimato oggi ai familiari della vittima di rimborsare le spese di tasse e sanzioni della causa perché la condannata risulta nullatenente: non ha risarcito i danni e nemmeno le spese legali, che ora lo Stato, che non ha saputo garantire sicurezza e la vita del giovane sparato a morte mentre era sul balcone, pretende anche i soldi dalla mamma e fratelli della vittima». Anche a me è accaduta una simile, kafkiana vicenda, per fortuna mia, meno dolorosa. Nel 1996 il criminale nazista Erich Priebke (uno di quelli che hanno ucciso alle Fosse Ardeatine), mi querela.

Con l’allora presidente della comunità ebraica Riccardo Pacifici avrei, nientemeno, organizzato il suo sequestro.
Vinco tutti e tre i gradi di giudizio. Non chiedo un centesimo di risarcimento, il denaro di Priebke mi avrebbe procurato disgusto. Pago di tasca mia l’onorario dell’avvocato. Ebbene: dopo 23 anni dopo l’Agenzia delle Entrate mi notifica di pagare le spese processuali: 291 euro e 21 centesimi entro sessanta giorni dalla notifica. Specificatamente: «277.02 controllo tasse e imposte indirette anno 2007; 8.31 oneri di riscossione spettanti a Agenzia delle entrate-Riscossione; 5,88 diritti di notifica spettanti a Agenzia delle entrate-Riscossione».

Mi sono rivolto trenta volte al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, chiedendo se riteneva giusto quello che accadeva: silenzio per trenta volte. Stessa domanda al presidente del Senato e della Camera. Stessi silenzi. A tutti (dico tutti) i leader di partito rappresentati in Parlamento: silenzio. Un avvocato amico, protagonista di tante buone battaglie per il diritto e il diritto al diritto, bonariamente mi dice: «Di cosa ti stupisci? Accade tutti i giorni». Mi ha lasciato sgomento: perfino lui trovava “normale” la cosa. Mi sono allora rivolto a famosi rubrichisti e commentatori. Silenzio. Alla fine, mi sono arreso. Ho preso atto che sono un suddito, non un cittadino. Ho pagato, con vergogna e disgusto. La ricevuta del pagamento è incorniciata, appesa sopra il water di casa.