Save the Children solca il Mediterraneo con uno scafo pericolosissimo: quando avvista profughi su un barchino a rischio di affondamento o peggio ancora, naufraghi che galleggiano a stento, li recupera. Mette in acqua una scialuppa e li issa addirittura a bordo, imbarcandoli quando sono ancora vivi. Quasi a voler accertare la dinamica di fatti di questo tipo, a bordo della nave di Save The Children “Vos Hestia” sale nel 2017 un Vigile del Fuoco molto sui generis. Un uomo che si aggira sul ponte per fotografare quanto gli capita a tiro, e poi fa sparire la macchinetta in tasca. Desta qualche sospetto nell’equipaggio. Gli rivolgono domande senza risposta. Troverà poi conferma l’intuizione che quella copertura da pompiere nascondeva un agente di polizia infiltrato.

Un “undercover” il cui racconto è stato pubblicato dal Corriere della Sera con un profluvio di applausi. “È l’agente Luca Bracco (cognome falso), che nel 2017 fu infiltrato sulla nave di Save the Children”. Gli elogi si sprecano: “maestria”, “devi essere freddo, saper improvvisare”, “se sei nei panni di criminali devi entrare nella loro mente, anche se il tuo cuore è da poliziotto”. Un racconto che viene smontato pezzo su pezzo dal giornalista freelance Lorenzo D’Agostino, che collabora con la testata di giornalismo investigativo The Intercept. È lui, in collaborazione con un team internazionale di fact-checking, a confutare la versione pubblicata dal Corriere della Sera. D’Agostino smonta la narrativa che presiede alla ricostruzione: “Dietro alla presunta criminalità solidale c’è chi criminalizza i migranti, dal tentativo di affogarli in mare a quello di lasciarli marcire nelle prigioni”. E sulle due pagine uscite domenica sul Corriere, la disamina è impietosa. “Gli elogi si sprecano: “maestria”, “devi essere freddo, saper improvvisare”, “se sei nei panni di criminali devi entrare nella loro mente, anche se il tuo cuore è da poliziotto”. Diciamo che maestria e capacità di improvvisazione non sono esattamente le doti che hanno colpito chi era a bordo con Bracco: “quando pensava che la gente non stesse guardando, tirava fuori una macchinetta fotografica e scattava un sacco di foto”, racconta il primo ufficiale.

D’Agostino, insieme con il reporter investigativo americano Zach Campbell, va a fondo: “Le complicità tra Ong e trafficanti, che il Corriere descrive come un dato di fatto, non sono affatto documentate nei rapporti di Bracco, che abbiamo potuto consultare. Su queste presunte complicità deciderà il tribunale ma per ora non c’è stato neanche un rinvio a giudizio. Quello che invece Bracco documenta abbastanza in dettaglio, gliene va dato atto, sono le complicità tra trafficanti e guardia costiera libica. Ma su queste complicità non indaga nessuno e non ne scrive il Corriere, perché la guardia costiera libica la finanziano l’Italia e l’UE. La polizia è così orgogliosa di quest’operazione che dedica a Bracco un surreale video di propaganda in cui l’agente si descrive come un eroe per i salvataggi di migranti a cui ha partecipato, proprio mentre la sua missione era criminalizzare i veri soccorritori”. Tra inchiesta e controinchiesta, ce n’è per animare un dibattito. Anche perché i casi si moltiplicano e il governo ha da poco approvato una nuova legge per regolare i salvataggi in mare basata sulla teoria priva di fondamento della complicità tra Ong e trafficanti. The Intercept e D’Agostino vogliono vederci chiaro anche su questo: “Nelle settimane precedenti il Corriere, immancabile, ha parlato di complicità tra Ong e trafficanti come di un fatto provato. Fiorenza Sarzanini ha scritto che le Ong “non potranno più segnalare la loro posizione” ai barchini in attesa di partire, come se una cosa del genere fosse mai successa”.

In effetti il governo ha di recente deciso di assegnare alle navi soccorritrici porti sicuri non decisamente in prossimità del soccorso. I migranti stanno male, sono spossati dalle condizioni avverse del mare, sono denutriti, debilitati, in certi casi feriti da torture nei campi di prigionia libici? Poco male: dal largo di Lampedusa devono prendere la rotta per Genova, o circumnavigare la Penisola entrando nell’Adriatico, verso Ravenna. E c’è chi fa notare come si voglia creare tensione politica andando a destinare i migranti soccorsi in città spesso governate da amministrazioni di sinistra. “Anche se noi siamo felici di accogliere chi ha bisogno”, precisa con orgoglio il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Poco più giù, nelle Marche, è diretta la Ocean Viking. La nave dell’Ong Sos Mediterranee ha a bordo 37 migranti e arriverà nel porto di Ancona oggi pomeriggio intorno alle ore 19, in anticipo rispetto al previsto. Nello scalo marchigiano approderà anche la Geo Barents di Medici senza Frontiere, con 73 Migranti a bordo che dovrebbero sbarcare giovedì mattina intorno alle ore 8. Il Viminale tira le somme: “In attesa dell’arrivo ad Ancona dei 110 migranti recuperati dalle navi OceanViking e GeoBarents sono 3.673 le persone sbarcate in Italia nei primi nove giorni dell’anno”. Il comunicato diffuso alle agenzie dopo aver fatto ballare i nomi delle navi e delle Ong crea confusione. Omette infatti un dettaglio non da poco conto: i 3763 sono sbarcati dopo essere stati soccorsi dalla Guardia Costiera, non da Ong.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.