Per fare spallucce davanti alle capacità e alle ambizioni sterminatrici dei mandanti e degli autori del pogrom del 7 ottobre, da un lato, e per opporsi energicamente alla ferocia dell’Entità Sionista, dall’altro lato, non sarebbe necessario ricorrere alle bufale e alla disinformazione di cui invece si fa buon uso nel campo larghissimo della pace – cioè dell’eradicazione degli ebrei – dal fiume al mare.

Puoi sostenere, se ne hai il coraggio, che dopotutto quella del 7 ottobre era “resistenza”, ma forse non è necessario dire che gli ostaggi stanno bene perché quelli liberati assicurano che laggiù, nei tunnel dotati di ogni comfort, il vitto era ottimo e abbondante. Puoi denunciare, e fai bene a denunciarlo, che a Gaza la popolazione è sottoposta a privazioni terribili, ma non è necessario dire, come l’altro giorno diceva qualche buontempone, che Israele “blocca le forniture di aiuti umanitari”.

Soprattutto se, proprio mentre lo si dice, entrano a Gaza trecentotrentacinque camion di aiuti e cinque cisterne con duecentosessantasettemila litri di carburante, mentre il giorno prima entravano a Gaza quattrocentosessantacinque tir di forniture umanitarie.

Tutta roba insufficiente a garantire il benessere dei civili martoriati dalle azioni militari e dal terrorismo che li usa come sacchi di sabbia. Ma tutta roba sufficiente a dimostrare quanto valga la propaganda che vuole Israele impegnato a far morire di fame due milioni di persone.