Eniola Aluko giocherà sabato, contro la Fiorentina, la sua ultima partita con la maglia della Juventus Womens. L’attaccante inglese di origini nigeriane, sul suo blog sul quotidiano inglese The Guardian, ha tracciato un bilancio sulla sua esperienza in Italia, giudicando in particolare come “un po’ più irregolari” le sue vicende personali fuori dal campo.
Sul rettangolo verde infatti per la Aluko è stato “”un anno e mezzo di grande successo e apprendimento”. L’attaccante inglese si è detta “orgogliosa” di aver chiuso la scorsa stagione come “top scorer” della squadra mentre quest’anno complice anche un cambio di posizione “non sono sempre stata la migliore versione di me stessa”. Aluko sottolinea poi la qualità dello staff con cui ha lavorato alla Juventus, a partire da una allenatrice “estremamente tecnica” come Rita Guarino fino al direttore sportivo, Stefano Braghin, definito “un visionario e un vero gentiluomo”. Parole al miele anche per le compagne di squadra, in particolare per “Lisa Boattin, Aurora Galli e Michela Franco che non potrebbero essere compagne più gentili e altruisti. Non dimenticherò mai la velocità con cui due di loro sono venute a trovarmi in ospedale dopo un grave incidente d’auto a Torino”.
Fuori dal campo, però, le noti dolenti che riguardano la città e l’Italia. “A volte Torino sembra indietro di decenni in termini di apertura verso le persone straniere. Mi sono stancata di entrare nei negozi e sentirmi come se il proprietario si aspettasse che rubassi“, scrive Aluko. “Tante volte all’aeroporto di Torino sono stata controllata dai cani antidroga, come se fossi Pablo Escobar“, prosegue. “Non ho sperimentato alcun tipo di razzismo dai tifosi della Juventus o all’interno del campionato femminile, ma c’è un problema in Italia e nel calcio italiano”, ammette.