Siamo primi. Per questa volta siamo primi, ma il primato in classifica è tutt’altro che lusinghiero. Uno studio del Sole 24 Ore, che ha rielaborato alcuni dati predisposti dalla Banca d’Italia, colloca la Campania al primo posto per prelievo fiscale tra tutte le regioni italiane. Siamo i cittadini italiani che pagano di più in termini di tributi locali rispetto a tutti gli altri italiani. Paghiamo mediamente 2.066 euro all’anno a fronte dei 1.127 dei residenti in Valle d’Aosta. Quasi il doppio, per la precisione 939 euro in più ad abitante campano, compresi neonati e ultracentenari. Per tributi locali intendiamo tutti i tributi di competenza di Regione, Province e Comuni, quindi addizionale Irpef, Tari, gas, benzina e bollo auto. In realtà, questo dato regionale andrebbe “spacchettato” tra i vari Comuni. Così scopriremmo che i più tartassati di tutti sono i cittadini napoletani che hanno tutte le aliquote al massimo per il “famigerato” pre-dissesto finanziario in cui versa il Comune. Questo dato andrebbe raffrontato anche con i servizi offerti ai cittadini.
Se fossero all’altezza, le tasse pagate potrebbero pure essere giustificate. La realtà, invece, è probabilmente ben diversa: a fronte della più alta somma di tributi locali, riceviamo una qualità dei servizi tra le più basse di tutta la Penisola. Quindi è giunto il tempo di smetterla con la creatività nei bilanci (troppe volte censurata dalla Corte dei Conti) e di lavorare con l’unico obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini. Il dato si innesta su una delle crisi economiche peggiori degli ultimi 120 anni, causata anche, ma non solo, dal Covid-19, che pure non ha colpito così pesantemente la Campania. In realtà, come certificato da Bankitalia, l’economia della nostra regione e delle nostre città viveva una fase stagnante già da alcuni anni. E sebbene ci fossero dei timidi segnali di ripresa, essi non inducevano a un ottimismo di fondo. Ovviamente il dato del Comune di Napoli è ancora peggiore, e su questo c’erano ben pochi dubbi.
A Napoli i cittadini hanno una qualità della vita ancora inferiore rispetto ai corregionali degli altri capoluoghi di provincia con dei redditi ancora più bassi, come certificato recentemente dallo stesso Sole 24 Ore. Ma se si raffronta l’importo calcolato di tributi locali con la media dei redditi disponibili dei cittadini campani, la situazione sfiora il paradosso. I campani hanno un reddito disponibile pari a poco più di 13.400 euro a fronte della media italiana pari a 18.900, senza voler contare i redditi lombardi o veneti che superano i 25.000 pro capite. Vale a dire che la tassazione locale incide per circa il 15,41% dei redditi disponibili in Campania, mentre la media italiana è dell’8,57 per non parlare della Lombardia che sfiora il 5. Questa macroscopica differenza induce a moltissime riflessioni. Il Sud dell’Italia, in particolare la Campania, richiede grandissimi investimenti.
Direi addirittura eccezionali e smisurati. Non possono bastare gli investimenti sin qui annunciati. È richiesto un surplus di denaro che deve essere assolutamente rivolto alla nostra Regione. Questo non per venire incontro alle lamentele di questo o quel politico che magari chiede quei soldi per continuare a sperperarli solo in quelle attività che producono voti. Servono investimenti strutturali che investano innanzitutto il governo centrale e lo impegnino in una campagna senza precedenti. Dopodiché serviranno amministratori locali, sindaci, presidenti di Provincia e governatori capaci di moltiplicare quelle energie mettendole a disposizione dei cittadini di questa regione bellissima e dannatissima.