La Corte ha rivolto al nostro Governo una serie di quesiti
La CEDU si è accorta delle eclatanti abnormità che connotano il sistema italiano delle misure di prevenzione patrimoniali
L’Italia ha un sistema binario di persecuzione penale, riservato ai reati più gravi, da tempo non più solo di mafia. Dove non riesco a sanzionarti con la prova, ti sanziono con il sospetto, anche se la prova ti assolve da ogni accusa. Ora la CEDU ne chiede conto.
Finalmente la CEDU si è accorta delle eclatanti abnormità che connotano il sistema nostrano delle misure di prevenzione patrimoniali, un unicum mondiale del quale dovremmo infatti semplicemente vergognarci. Grazie ad esso, può regolarmente accadere che Tizio, assolto da ogni accusa penale, si veda purtuttavia confiscare tutti i suoi beni, sulla base di un assioma indecente: è sì innocente, ma è tuttavia pericoloso. Si tratta, in sostanza, di un sistema binario di persecuzione penale, riservato ai reati più gravi, da tempo non più solo di mafia. Dove non riesco a sanzionarti con la prova, ti sanziono con il sospetto, anche se la prova ti assolve da ogni accusa. Dunque niente carcere, ma ti riduco alla miseria.
Dobbiamo la svolta ad una famiglia di imprenditori calabresi, gran lavoratori e persone per bene, i signori Cavallotti, che hanno esattamente subito una simile infamia. Arrestati, processati e definitivamente assolti da accuse di intraneità alla ‘ndrangheta, sono stati tuttavia interamente spossessati dei loro beni, con le loro aziende affidate alla vorace spoliazione degli amministratori giudiziari.
Su ricorso di questi benemeriti, ora la CEDU ha rivolto al nostro Governo una serie di quesiti ai quali la Presidente Meloni ed i Ministri Nordio e Piantedosi dovranno accuratamente rispondere entro il prossimo 13 novembre. Da quei quesiti sembra trasparire una sorta di incredulo stralunamento della Corte Europea, che evidentemente fatica a credere ai propri occhi: “Nel caso di una assoluzione in un processo penale, la confisca dei beni vìola la presunzione di innocenza?” (ma non mi dire); è “proporzionale è necessaria?” (difficile a credersi); “è forse una sanzione penale surrettizia, violativa dell’art. 7 della Convenzione Europea?” (eh già).
E tanti altri interrogativi ficcanti, secchi e non equivocabili. Siamo forse – o almeno ci piace augurarcelo – al redde rationem, che potrebbe segnare l’inizio della fine di un sistema legalizzato di abusi il quale, tanto più in presenza di giudizi penali assolutori, supera ogni limite di tollerabilità in uno Stato di Diritto. Un sistema che – in una malintesa prospettiva di difesa sociale – rende il sospetto più forte della prova, sanzionando ben più gravemente che con la privazione della libertà personale chi non saprà – non potrà – concretamente difendersi dalla brutale spoliazione di tutti i suoi beni. Un sistema in ordine al quale, in un passato anche recente, il Ministro Carlo Nordio ha scritto parole di fuoco, da liberale autentico quale egli è; e che invece il Ministro Piantedosi ha pochi giorni fa magnificato, sostenendo che – udite, udite – tutto il mondo ce lo invidierebbe.
Bella prova per il Governo, dunque: da seguire con molta, molta cura.
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