Sì, proprio un cattivo sapore di censura. O di pretesa di dettare le cose da dire. Qui, per primo (come a dire: “Se avanzo seguitemi…”) è stato La Russa, che ha rimproverato ad Amadeus di non avere comiziato nel ricordare l’orrore delle Foibe. Sbagliata la censura della Venier a Dargen D’Amico, sulla tragedia degli ultimi della terra. Così come quelle piovute su Ghali e il suo grido – non giusto in quel modo – contro il “genocidio“. È inaccettabile porre sullo stesso piano la reazione sanguinosa, feroce di Netanyahu con l’orrore assoluto dello sterminio degli ebrei pianificato da Hitler e dai fascismi europei. Dimenticando che il dilagare dell’antisemitismo di cui Hamas e Iran sono propalatori, rischia di essere un nuovo male assoluto. Che apre a rischi di scontri di civiltà. No, non si censurano arte, musica, pensieri e parole, gesti di amore di ogni genere.

È odio contro la libertà. Somiglia ai falò dei libri. Ai Gulag. La civiltà contemporanea si fonda su democrazia liberale e diritti. Nessuno rimpiange la Rai che censurava Fo e Rame e persino Tognazzi e Vianello (anche se quella Rai contribuì molto alla modernizzazione del Paese). Ma questo servizio pubblico prova nostalgia dell’Italietta provinciale e nemica del “culturame”. Sanremo, con Amadeus, ha rappresentato l’Italia. Ha esaltato vocazione nazional-popolare, non cancellando radici canore e musicali di generazioni come la mia, innestando nuovi rami e piante. Suoni e linguaggi dei rapper, universi multicolori che popolano città, periferie urbane e sociali, rete, scuole. A me non sono piaciuti Geolier e le parole del suo rap, ma non mi sognerei mai di pensare a censure.

La Rai occupata da questa destra (che sembra vivere in un continuo complesso di inferiorità con il mondo contemporaneo e con il futuro) è lo specchio del brutto clima in giro. La risposta alle occupazioni studentesche di oggi (e anche ai danni) non può essere solo quella repressiva. Dove stanno dialogo, voglia di capire, di far crescere e responsabilizzare le giovani generazioni? Questa destra vuole conformismo, colpisce il pensiero critico. Prova fastidio per l’informazione scomoda, il giornalismo d’inchiesta, i contropoteri. In carcere le quotidiane notizie di suicidi sono interrotte solo da quelle su episodi di tortura. Alzare le pene per ragazzi ambientalisti che sbagliano forme di protesta, mentre si indeboliscono gli strumenti per colpire la corruzione, la dice lunga sull’aria che tira.

Dalla Rai hanno preferito andarsene personaggi che hanno fatto la storia della televisione, a cui hanno offerto passione, capacità (e ascolti). Questa destra, invece di trattenerli, li ha spinti alla porta. Il Sanremo e il dopo Sanremo delle “censure” in fondo, sono stati questo clima. Ma un pensiero, una nota, una parola, un libro, si possono censurare, non cancellare. Censurare in Tv, sostituendoli con tg di regimetto, personaggi di provata fedeltà politica e di bassissimi ascolti. Ma poi camminano lo stesso, volano, si incontrano con altre parole, note, pensieri. E alla fine, magari (non ditelo a Sangiuliano) fanno anche “egemonia”, intercettando e convivendo con un’altra realtà: quella della vita vera, delle persone quotidiane.