In questi giorni, il primo ministro britannico Keir Starmer sta preparando una manovra di bilancio che già dagli annunci sarà “dolorosa” per gli inglesi. Il leader, che ha portato il Labour al governo dopo quattordici anni di opposizione, ha parlato chiaramente al popolo spiegando che “la manovra di bilancio di ottobre sarà dolorosa e il governo dovrà fare grandi richieste al pubblico”. Secondo il premier, “le persone dovranno accettare il dolore a breve termine per il bene a lungo termine”.

Italia

Non si può non confrontare la politica di Starmer con quanto accade in Italia tra riformisti e presunti tali. Ricordiamo che il Governo è alle prese con la preparazione del Piano Strutturale di Bilancio, il documento che sostituisce la Nadef e che spiega dove l’Esecutivo prenderà i soldi per gli interventi di politica economica. Al momento mancano all’appello una decina di miliardi di euro per confermare le azioni già in vigore, come il taglio del cuneo fiscale e la riforma delle aliquote Irpef, e mettere in cantiere quelle proprie del programma politico. A ciò va aggiunto la necessità per Roma di rispondere alla procedura di infrazione attivata dalla Commissione europea per eccesso di debito pubblico. Il rapporto deficit – prodotto interno lordo italiano è infatti al 4,5 per cento e deve rientrare al 3 per cento entro sette anni. In soldoni, un taglio del debito tra i dieci e i dodici miliardi l’anno.

Mentre la maggioranza discute, manda segnali contrastanti (come le posizioni antitetiche del ministro dell’Economia Giorgetti, il quale predica cautela, e il suo collega nonché capo partito Matteo Salvini, che invece vorrebbe interventi più generosi), l’opposizione sembra priva di un progetto di manovra finanziaria. Certo, Elly Schlein ha parlato di dedicare più soldi alla sanità e di prestare maggiore attenzione ai lavoratori. Continua a criticare strenuamente la politica fiscale di Giorgia Meloni; si appella alla necessità di tutelare le fasce più deboli e di affrontare l’enorme problema legato al potere d’acquisto degli italiani. La segretaria del Partito Democratico, però, non spiega dove prendere le risorse per questo tipo di interventi. Non dice se il cuneo va tenuto, tagliato o potenziato. Non fa capire che genere di azioni intraprendere per i più deboli e come esse vanno finanziate.

Mantenere il taglio del cuneo, dedicare più risorse alla sanità, mettere più soldi in busta paga ai dipendenti sono politiche economiche che costano molto. Aggiungendo il taglio dovuto alla procedura di infrazione, dove prendere i soldi? Ancora, cosa ne pensano dalle parti del Pd dell’enorme debito pubblico? Se fossero al Governo, cosa proporrebbero per farlo calare e quindi liberare le risorse che oggi vengono utilizzate per pagare gli interessi sul debito (93 miliardi nel 2024). Si dirà. L’opposizione fa il suo mestiere, non deve governare, non ha necessità di individuare le fonti di finanziamento. Invece deve.

Piano di sviluppo

Una opposizione seria, che ha tra i suoi obiettivi il governo del Paese, ha l’obbligo di presentare un piano di finanziamento e di rientro del debito pubblico. Al populismo social del Governo, insomma, il Partito Democratico e tutta l’opposizione rispondono con un altro populismo social, solo di sinistra. Eppure la disciplina di bilancio, che sta adottando l’Esecutivo Starmer, dovrebbe essere da esempio per tutti i riformisti moderni. Tagliare l’enorme spesa per interessi, ad esempio, consente di liberare risorse per le classi sociali più deboli del Paese e per l’industria. Intervenire sulla spesa pubblica corrente, consentirebbe di avere più risorse per quella dedicata agli investimenti. La prima, infatti, produce un moltiplicatore al di sotto di uno: per ogni euro speso, l’effetto sul sistema Italia è di circa 0,8 euro. Mentre la spesa per investimenti consente di avere un moltiplicatore superiore a uno: per ogni euro speso, il sistema produce “ricchezza” per un euro e venti centesimi. Ecco perché bisognerebbe favorire la spesa per investimenti rispetto a quella corrente.

Proporre un serio piano di rientro sarebbe un contributo anche rispetto all’Esecutivo che al momento ha gioco facile nel bollare gli interventi dell’opposizione come “libri dei sogni” o “massimalisti”. Indicare dove tagliare, dove prendere i soldi, quali azioni privilegiare, permetterebbe un salto di qualità al dibattito pubblico anche in Italia. La litania del pericolo fascista non risolve i problemi del Paese: potere d’acquisto al palo, giovani che emigrano, Sud sempre più marginale e l’enorme problema della previdenza e dei conti dell’Inps. Rispetto agli altri, chi si richiama al riformismo dovrebbe avere idee e soluzioni pratiche per risolvere i problemi. Pensare di creare una nuova patrimoniale in Italia, così come vorrebbero taluni politici di sinistra, senza un adeguato taglio di bilancio è una idea velleitaria che servirebbe solo a nutrire il Moloch della spesa pubblica e portare il debito verso un livello pericolosamente alto.

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