La morte di Papa Francesco è motivo di grande dolore e commozione. Egli è stato per molti cattolici un punto di riferimento importante. A lui guardavano tante persone attratte dai suoi insegnamenti e dai frequenti richiami ai doveri di solidarietà fraterna e di vicinanza ai più deboli. Papa Bergoglio ha saputo servire la Chiesa, con coraggio e generosità, nel cammino tortuoso che la vede non rivolta al passato ma impegnata in un rinnovamento continuo e in un atteggiamento di apertura al futuro. Egli ha rappresentato la capacità del cristianesimo di sapersi mettere in discussione e di aprirsi al mondo che cambia.

Il Papa delle attese e delle speranze

La sua testimonianza attiva è stata fortemente apprezzata anche tra coloro che non sono cattolici. Ha sicuramente influito in questo la sua provenienza da mondi lontani da quelli consueti. E il linguaggio privo di mediazioni, utilizzato nella comunicazione, destava stupore e interesse. Papa Francesco ha suscitato molte attese e speranze. E ora a noi cattolici lascia l’immane compito di rinnovare la Chiesa in un mondo in continua trasformazione. Sapremo essere all’altezza della sfida? Sapremo guardare avanti con decisione? Sono interrogativi non scontati. Ci sarà tempo per un bilancio serio e approfondito del suo pontificato. È inutile nascondersi che al Papa scomparso non piaceva il liberalismo politico e il capitalismo. Non lo interessavano le ragioni della libertà. E non distingueva tra autocrazie e democrazie liberali. Egli è stato il Papa meno filo-occidentale da secoli in un Occidente, come quello attuale, in lotta con avversari agguerriti ed anche con sé stesso. Un abisso ha separato la quantità di occorrenze dei lemmi “diritto” e “giustizia” nel magistero dei pontefici precedenti e le rarissime presenti nel magistero di Bergoglio. Una cultura derivata dai suoi trascorsi peronisti, che ha limitato enormemente la sua azione, benché ricca di sorprese e novità.

La Chiesa deve cambiare

La Chiesa deve ora cambiare e deve farlo rapidamente. Partendo dalla scelta fondamentale compiuta dal Concilio Vaticano II di aderire ai principi del liberalismo politico e della democrazia. Si tratta di riprendere un percorso che Paolo VI ha compiuto con grande coerenza e coraggio, ad esempio dando un contributo formidabile alla Conferenza di Helsinki del 1975. Ci vorrebbe un nuovo concilio che ridefinisca il ruolo delle religioni nel mondo contemporaneo e, in tale ambito, il contributo che le religioni devono dare al rafforzamento delle democrazie liberali. Un concilio all’insegna dell’ecumenismo, che coinvolga l’insieme delle Chiese cristiane e dialoghi con le altre religioni. Un concilio in cui la Chiesa americana spieghi l’abbandono delle idee di John Courtney Murray sulla libertà religiosa e sui diritti delle persone. Un concilio in cui l’Ortodossia di Kirill sia chiamata a rispondere delle scelte effettuate in occasione dell’invasione russa dell’Ucraina. Un concilio in cui il Protestantesimo metta in campo il proprio patrimonio di idee dinanzi alle attuali sfide epocali.

Alfonso Pascale

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