Le esortazioni
La Chiesa sprona i cattolici a impegnarsi in politica ma a non essere “una lobby”, il Papa: “Abbiamo qualcosa da dire”
Da Trieste, al termine delle Settimane Sociali della Cei, si alza forte un invito della Chiesa nei confronti dei cattolici. Bisogna assumersi responsabilità, nella vita come in politica. È Papa Francesco che, arrivato a Trieste, esorta giovani e meno giovani: “Non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti, tanti non hanno voce”.
La Chiesa sprona i cattolici a impegnarsi in politica, l’invito del Papa
Per Papa Francesco l’amore politico “è una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni, che immiseriscono e non aiutano a capire e affrontare le sfide”. Durante il suo discorso, il pontefice ha citato Giorgio La Pira, chiedendo che “non manchi al laicato cattolico italiano questa capacità di ‘organizzare la speranza’: questo è un compito vostro”. “La pace e i progetti di buona politica possono rinascere dal basso. Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani? Perché non condividere la ricchezza dell’insegnamento sociale della Chiesa? Possiamo prevedere luoghi di confronto e di dialogo e favorire sinergie per il bene comune”, aggiunge il Papa esortando i cattolici italiani.
Zuppi e i cattolici che “non vogliono essere una lobby”
A rincarare la dose è il cardinale Matteo Zuppi, sempre a margine delle Settimane Sociali. “I cattolici in Italia non sono e non vogliono essere una lobby in difesa di interessi particolari e non diventeranno mai di parte, perché l’unica parte che amano e indicano liberamente a tutti è quella della persona, ogni persona, qualunque, dall’inizio alla fine naturale della vita. Senza passaporto, qualunque. E non un amore qualsiasi, ma quello che ci insegna Gesù” ha detto Zuppi. “Ogni strumento è importante, ma nell’orchestra tutti hanno bisogno di accordarsi agli altri” ha aggiunto il presidente della Cei, sottolineando: “Come fa un cristiano a non essere sociale? Sarebbe un po’ asociale e questo non funziona”. Zuppi ha scherzato sul fatto che può essere sociale “anche un orso come me”. Il cardinale ha poi ringraziato il Papa: “Lei è un po’ il primo poeta sociale. E grazie, Padre Santo, perché non si stanca di cercare la pace e ricorda a tutti di essere artigiani di pace”.
Astensionismo non confortante
Sul tema è intervenuto anche monsignor Luigi Renna, il presidente del Comitato organizzatore della Settimana sociale dei cattolici, oltre che arcivescovo di Catania. Per Renna, i numeri dell’astensionismo “in Italia e in altri paesi non sono confortanti”. Prima del discorso del Papa, l’arcivescovo ha detto: “Vogliamo affrontare il tempo della responsabilità perché la vita democratica cresca in Italia”, ricordando poi “le illuminanti parole del presidente Mattarella”, che hanno “raccontato che l’alfabeto della democrazia è già presente nella nostra quotidianità”.
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