La notizia è arrivata come un’angosciosa mazzata ai capi di Stato e di governo mentre erano riuniti a Washington per il vertice della Nato: l’esercito popolare cinese è in Bielorussia e sta tenendo manovre militari insieme ai padroni di casa nell’area di Brest. La città 80 anni fa apparteneva alla Polonia e si chiamava Brest-Litovsk, nota per due avvenimenti storici importanti: la firma della resa del governo rivoluzionario russo ai tedeschi nella Prima guerra mondiale (1917) e i festeggiamenti tra nazisti e sovietici nel 1939.

Cina-Bielorussia: esercitazione mai vista prima

Ora è la città in cui si sono svolti i più segreti e fallimentari incontri diplomatici per porre fine alla guerra, ma dal 7 luglio è il teatro di un’esercitazione mai vista prima: truppe bielorusse e cinesi, fatte arrivare con i nuovissimi e giganteschi aerei da trasporto di Pechino, per rispondere tutti insieme alle decisioni della Nato prese a Washington. Per la verità non è la prima esercitazione tra le due parti: una collaborazione militare esiste da alcuni anni, ma si era sempre manifestata in modo informale e senza mostrare i muscoli.

Cina armata a 70 km da Kiev

Questa volta la Cina armata è in Europa, a 70 chilometri da Kiev e a qualche centinaio da Varsavia. Il vertice della Nato aveva già preso la decisione, finora rimandata con la speranza di non doverla mai adottare, di nominare la Cina in un documento ufficiale per avvertire il governo di Pechino del fatto che la sua rotta non può che portare a uno scontro. Le parole usate sono state velatissime, prudenti e persino contestate da una parte dei paesi europei come la Germania, che con la Cina ha un rapporto di scambio vitale. Ma anche il presidente Joe Biden è scioccato dalla necessità di dover emettere un documento diretto al governo di Pechino: il presidente degli Stati Uniti sa quanto Xi Jinping sia l’uomo più permaloso della Terra insieme a tutto il suo gruppo dirigente, sempre sul bordo di una crisi di nervi.

La Cina ha ricostruito la Russia bellica

Nello scorso mese di novembre Biden aveva organizzato una festicciola molto promettente a San Francisco, alla quale il presidente cinese si era precipitato col suo stato maggiore per dire: attenti a non compiere passi irreversibili e sbagliati, Cina e Stati Uniti devono convivere e noi americani preghiamo il governo di Pechino di non andare oltre le parole nel sostegno all’aggressione russa. Invece la Cina ha agito in maniera potente e subdola, consegnando a Mosca non delle armi pronte all’uso ma dei macchinari cibernetici (detti duali) che possono produrre altri macchinari con cui fabbricare armi o qualsiasi altro genere di dispositivi come le lavastoviglie. La Russia in breve tempo si è vista ricostruire dai cinesi la sua capacità industriale di produrre armi nuovissime che non l’avrebbero più fatta sfigurare come all’inizio dell’invasione Ucraina. Tant’è che oggi l’esercito di Mosca non è più quella fatiscenza provinciale che avevamo visto all’inizio dell’invasione dell’Ucraina, ma una superpotente ingegnerizzata dai cinesi capace di competere con gli stessi Stati Uniti.

In questo modo la Cina ha reso la guerra in Ucraina un conflitto sempre più atroce e destinato a concludersi con una schiacciante vittoria russa, che era esattamente ciò che chiedeva Putin ai nuovi alleati con cui aveva stretto una partnership senza limiti. Sembravano parole vuote o semplicemente enfatiche, mentre la verità è che nel giro di un anno la Cina ha riportato la Russia al livello militare di grande potenza che oggi sfida l’Europa. Quando il vertice della Nato ha approvato il documento in cui si dice che il destino dell’Ucraina è quello di entrare nell’Alleanza Atlantica, per i russi ha reagito il rissoso Mikhail Medvedev (ex numero due di Putin): “Le decisioni prese dalla Nato impongono il dovere di fare in modo che o l’Ucraina o la Nato spariscano per sempre dalla faccia della Terra”. La Nato non ha commentato se non per via informale: vogliamo solo convincere Putin che non è più nelle condizioni di imporre una capitolazione all’Ucraina perché l’Occidente ha deciso di lavorare per staccare la Cina dalla Russia, con un primo messaggio in chiaro a Pechino e con un codice che i cinesi possano tollerare.

“La reputazione cinese”

La parola chiave di questo codice è “la reputazione cinese” che l’Occidente ha a cuore, perché la Cina gode dell’ammirazione del mondo anche quando si devono affrontare delle difficoltà. Ma la Cina non deve dimenticare che lo scorso anno ha garantito che non avrebbe spinto la sua solidarietà alla Russia fino al sostegno militare. Questo fu l’esito dei colloqui di San Francisco del novembre 2023, quando Xi Jinping ricevette i CEO della grande industria americana in cambio di questa promessa. Poi si sono accumulate informazioni talmente preoccupanti da far dire a Biden che “non è possibile che la Cina ci manipoli in modo così sfrontato”. Le notizie riguardano la fornitura di macchinari per fabbricare armi e la decisione di portare in Europa reparti operativi cinesi. La Cina per ora non ha risposto.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.