La solitudine del 17 giugno
La clessidra di Giuseppe Conte ha iniziato a consumarsi: Giuseppi solo et pensoso
Il 17 giugno, giorno dell’orgoglio 5 stelle preparato meticolosamente da Giuseppe Conte, rischia di trasformarsi nell’epitaffio dell’avvocato. Il 17 era infatti stata convocata una grande manifestazione sul salario minimo che doveva segnare il rientro dei 5 stelle come protagonisti dell’opposizione giallo rossa. Dopo le freddezze di marca Pd, in mattinata arriva la doccia fredda, pure Maurizio Landini (‘le piazze le organizziamo noi’) si sfila, lasciando di fatto solo il leader M5S.
E che sia stata una settimana da dimenticare per i giallorossi, è acclarato. Di Elly Schlein si è ampiamente detto, il suo effetto sulle elezioni amministrative non si è fatto neanche timidamente sentire ed il Pd ha rimediato una vera batosta. Se la passa forse persino peggio il fu avvocato de miracoli, il signore che riuscì a governare prima con la Lega, poi con il Pd, padre padrone del M5S. Il veloce declino del suo movimento procede spedito ad ogni turno elettorale, ed il destino di coloro che volevano rivoluzionare la politica è sempre più cinico: si stanno trasformando in una sorta di Ncd (ricordate il partito di Alfano?) dalle percentuali irrilevanti. È che Giuseppe Conte, tra le altre cose, ha perso anche il tocco magico, quello che per anni gli ha consentire di essere un protagonista della comunicazione, ormai finisce in pagina solo per qualche accordo sotterraneo con Giorgia Meloni, come è avvenuto con la Rai.
Ingialliti i ricordi sulle aperture dei Tg, e del felice sodalizio con Rocco Casalino. Come ha scritto Aldo Torchiaro su queste colonne, ora via Campo Marzio (praticamente ufficio dell’avvocato e dei suoi cari) ribolle del clima pessimo che gira tra le ‘vedove’ di Giuseppi.
Il copione viene integralmente rispettato, come in tutti i tramonti, è arrivata l’ora della resa dei conti. Sotto osservazione i soldi (troppi) spesi dal leader, i risultati fallimentari, la linea politica altalenante ed ora anche il matrimonio fallito con la Cgil.
Nell’ombra si muovono le due donne che conquistarono Roma e Torino: Virginia Raggi e Chiara Appendino, ma i loro piani sono contrapposti. La prima sale ai vertici in caso di sommossa interna non gestita, per predicare il ritorno alle origini, in coppia con l’ex ragazzo prodigio Alessandro Di Battista. Tradotto, vuol dire che l’opzione Raggi sarebbe contro Conte e contro il padre nobile Grillo.
La seconda è la carta dolce, Grillo si convince che la situazione non è più sostenibile, convince Conte a tornare ai suoi affari, ed insedia la ex prima cittadina di Torino, attuale deputata 5 stelle. Per il momento l’unica cosa certa è che la clessidra di Giuseppe Conte ha iniziato a consumarsi, in un modo o nell’altro, le gesta del cittadino di Volturara Appula è agli sgoccioli. La solitudine del 17 giugno rischia di essere tutto meno che letteraria.
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