La decisione favorevole all'ex presidente
La Corte Suprema ‘amica’ salva Trump, bloccata la consegna della sua dichiarazione dei redditi
Donald Trump incassa una importante vittoria, seppur temporanea, a una settimana dall’8 novembre, quando gli americani torneranno al voto per le elezioni di midterm che vedranno rinnovo del Congresso, con tutti i 435 seggi della Camera e più di un terzo del Senato (35 seggi su 100), oltre ai governatori di 36 Stati.
La Corte Suprema, che proprio grazie alle nomine durante la presidenza di Trump è ora a forte maggioranza conservatrice, ha bloccato la consegna della dichiarazioni dei redditi del tycoon ad una Commissione della Camera che ormai da quattro anni tenta di avere accesso ai dati dell’ex presidente.
Dopo la vittoria del 2016, Trump fu il primo presidente in 40 anni di storia a rifiutare di rendere pubbliche le sue tasse: tre anni dopo, con le elezioni di midterm che videro i Democratici conquistare il controllo della Camera, il partito ancora all’opposizione iniziò a indagare sulle finanze ‘ballerine’ del tycoon.
I parlamentari Dem si rivolsero alla magistratura, ma una corte federale soltanto nel dicembre 2021 ha ordinato all’ormai ex presidente di consegnare le sue dichiarazioni dei redditi alla Commissione per l’impiego di fondi della Camera. Trump, dopo aver visto il suo ricorso respinto dalla Corte d’appello del circuito di Washington, si è quindi rivolto alla Corte Suprema ‘amica’, visto che gli ultimi tre giudici sono di sua nomina spostando così a destra la composizione.
Il risultato, sottolinea oggi il Corriere della Sera, è stata la decisione del presidente dell’alta corte, John Roberts, di garantire una pausa temporanea, durante la quale i giudici esamineranno il caso, e ha dato alla Commissione della Camera fino al 10 novembre per rispondere.
Il congelamento temporaneo della consegna della sua documentazione fiscale resta in ogni caso un successo per Trump: senza la decisione della Corte Suprema, le sue dichiarazioni dei redditi sarebbero state consegnate dall’Irs, l’Internal Revenue Service (l’agenzia fiscale statunitense), in un paio di giorni dal dipartimento del Tesoro alla Camera.
Tutto ora sta nelle tempistiche: se la Corte Suprema rallenterà la decisione fino al prossimo gennaio, vi sarà già insediato il ‘nuovo’ Congresso uscito dalle urne del midterm, probabilmente a maggioranza Repubblicana. In questo modo, riprendendo il controllo della Camera, il GOP farebbe cadere la richiesta delle dichiarazioni dei redditi di Trump.
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