Il Revenge Porn (porno-vendetta) comprende l’utilizzo diffusivo di immagini o video a contenuto pornografico in danno di una o più persone non consenzienti, carpite nell’intimità o estrapolate da rapporti sessuali consensuali, fino ad includere il sexting. Solo recentemente è stato integrato nel codice penale come reato, in relazione speculare alla crescita esponenziale e massiva delle nuove tecnologie specialmente tra gli adolescenti. Il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto una pagina WEB dedicata alla pornografia non consensuale, con indicazioni, suggerimenti, riferimenti per la difesa personale.
I soggetti più a rischio
Se la tutela giuridica interviene a livello sanzionatorio, a livello preventivo l’informazione mediante i canali istituzionali, la stampa, la TV, ma in primis attraverso il controllo genitoriale-parentale e l’azione educativa della scuola è un efficace strumento per mettere in guardia dalla molteplicità delle situazioni che possono generare situazioni riconducibili a tale fattispecie. Occorre peraltro considerare che i soggetti a rischio sono i più deboli: le donne e i minori in primis a motivo della vulnerabilità della loro privacy, molto spesso la cronaca ci riferisce di azioni criminose che si esprimono sotto forma di violenza fisica.
Vittime inconsapevoli
Lo studio dei casi e l’approfondimento antropologico, sociale e culturale consentono dunque di giungere ad una “tipizzazione” del reato per identificare e stigmatizzare i comportamenti illeciti che lo originano: tuttavia va rilevato come in un contesto dove l’uso delle tecnologie ha un’incidenza diffusiva e pervasiva, il Revenge Porn si inserisce in un ambito di comportamenti criminali che comprende altre azioni, come il cyberbullismo, la violenza di genere, l’abuso sui minori, lo stupro, lo stalking, le minacce, il sexting, l’adescamento, la frequentazione di siti pedopornografici, la violazione dei dati e delle immagini private. La stretta interconnessione con la sofisticata e intrusiva evoluzione tecnologica dovrebbe indurre autorità, educatori e genitori a più di una riflessione: verso quale modello sociale ci stiamo (inconsapevolmente) dirigendo? Quali sono i valori che sottendono la formazione, l’educazione e i comportamenti dell’individuo? Quali limiti bisogna porre al dilagare incontrollato di programmi, filmati, video, immagini a cui gli strumenti informatici ormai alla portata di tutti consentono di accedere?
Viviamo una situazione di sovraesposizione al rischio e il fenomeno è particolarmente allarmante ma crescente e diffuso nel mondo degli adolescenti che caricano-scaricano immagini a sfondo sessuale e pornografico. Il danno di queste azioni è incalcolabile, le conseguenze spesso irreversibili, lo stile comportamentale e di vita esponenzialmente compromesso: l’adultizzazione precoce e la disponibilità di dotazioni strumentali sempre più sofisticate abbassano l’età di accesso e il livello di guardia. Il fenomeno è palpabile e non va sottovalutato, altrimenti i processi formativi consapevoli e mirati alla crescita intellettiva e morale delle giovani generazioni rischiano di essere vanificati. Si è sottolineata la necessità di una educazione sentimentale che origini da una solida consapevolezza dei ruoli genitoriali e formativi della scuola, recuperando i concetti di responsabilità e autorevolezza.
La pirateria informatica, la disinvoltura con cui gli hacker attaccano persino i siti delle istituzioni, l’esistenza di una malavita che crea vere e proprie filiere criminali finalizzate all’uso illecito dei dati personali, la sovraesposizione mediatica e l’intrusività dei singoli, affetti da patologie mentali o da scopi predatori ma spesso ammantati da un perbenismo di facciata che li rende insospettabili, creano un contesto estremamente pericoloso, capace di gestire il business dei reati a sfondo sessuale per via informatica, ivi compreso il Revenge Porn, tra tutti il più odioso perché spietato e vendicativo, un vero killer di vittime inconsapevoli.