E' vero boom?
La crescita del mercato Usa traina anche l’Italia ma l’economia reale è ferma
Le incertezze di carattere geopolitico non giustificano l’euforia dei mercati. Pesa inoltre sulle prospettive future del nostro Paese l’immane debito pubblico

Negli ambienti del governo si parla a sproposito di boom per descrivere la situazione italiana di questo momento.
Si tenga presente che per gli economisti la parola boom connota due fenomeni molto diversi fra loro. Ci sono i boom dell’economia e i boom dei mercati finanziari. I boom dell’economia sono caratterizzati da un’alta crescita degli investimenti, dei consumi e del reddito nazionale. I boom finanziari riguardano essenzialmente gli andamenti dei corsi azionari. I due fenomeni possono essere collegati fra loro, ma non è necessario che sia così. Se l’economia cresce molto, in genere questo trascina anche le borse al rialzo, cioè un boom economico può trascinare con sé un boom finanziario. Ma non è vero il contrario: possono esservi situazioni in cui la crescita riguarda i mercati finanziari, ma non l’economia reale. Queste sono situazioni abbastanza rischiose: per usare l’espressione di un economista americano, questi fenomeni di crescita degli indici di borsa scollegati agli andamenti dell’economia reale possono essere definiti come casi di esuberanza irrazionale destinati a tramutarsi presto in improvvise ondate di vendite e di discesa dei corsi azionari.
Qual è la situazione di questo momento in Italia e nel mondo? Certamente si può parlare di un boom dei mercati finanziari: nella maggior parte delle borse, a cominciare da quella degli Stati Uniti, le quotazioni hanno toccato livelli record. Il fenomeno riguarda anche l’Italia, che è parte dello stesso movimento. Molti osservatori manifestano giustamente delle preoccupazioni per questi andamenti dei mercati finanziari. Infatti un boom finanziario mentre l’economia reale è più o meno ferma è essenzialmente un fenomeno speculativo malsano. In più, le incertezze di carattere politico dell’attuale momento, con la guerra in Ucraina, l’attacco di Hamas e la risposta di Israele ed ora l’atto terroristico a Mosca e le accuse che Putin tende a muovere all’Ucraina sono tali da non giustificare tutta questa euforia dei mercati.
Ma se questa è la situazione di rischio nei mercati finanziari, qual è la situazione dell’economia italiana? In Italia non c’è alcun boom economico. C’è stata una forte crescita del reddito nazionale fino al 2022, come effetto dell’uscita dalle restrizioni collegate alla pandemia e delle misure di sostegno dell’economia del governo Draghi. Nel 2023, invece, la crescita del reddito nazionale italiano è stata un modestissimo 0.9%. Per l’anno in corso, la maggior parte degli osservatori prevede una crescita ancora inferiore, nell’ordine dello 0,6%. Probabilmente nell’imminente Documento di economia e finanza (DEF), il governo chiederà al ministro dell’Economia di scrivere la cifra dell’1%. Può darsi che il ministro Giorgetti ceda a queste richieste. Parlare di un boom economico con questi numeri è del tutto ingiustificato: gli ultimi dati della produzione industriale segnano una flessione rilevante; il potere di acquisto dei ceti medi continua ad essere eroso da un’inflazione superiore alla crescita del reddito da lavoro dipendente. Gli investimenti privati sono fermi. Il governo non riesce, almeno fino ad ora, ad attivare il PNRR, i cui ritmi di spesa sono modestissimi. Non è in corso alcuna vera azione di stimolo degli investimenti o di attrazione in Italia di grandi investimenti stranieri.
Pesa, infine, sulle prospettive future del nostro Paese l’immane debito pubblico. In una situazione di abbondante liquidità internazionale, il fatto che i titoli di Stato italiano rendano più degli analoghi titoli di altri Paesi ne aiuta la sottoscrizione. Ma se l’esuberanza irrazionale dei mercati finanziari dovesse arrestarsi, ci troveremmo di colpo a fronteggiare un problema di finanziamento del nostro debito pubblico di cui ogni anno vengono a scadenza delle quote consistenti.
Ce n’è abbastanza per non fare dormire sonni tranquilli al ministro dell’Economia, di cui forse, non per caso, si dice che sarebbe felice di essere nominato Commissario europeo.
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