La fuga di notizie è l'ultimo colpo
La crisi degli Usa: soli in crisi e screditati dai leak, la leadership vacilla
L’America è sola e comincia a essere spaventata. Il presidente francese Macron, rompendo il fronte occidentale è andato a Pechino dove è stato ricevuto come un imperatore. e lui ha mostrato piacere per ogni delizia che gli veniva offerta a cominciare da un tè che ha trovato di una fragranza mai provata prima. Xi Jinping lo guardava con affetto dominatore e finalmente il presidente francese ha detto parole più dolci del suo tè fragrante: “Non vogliamo essere più vassalli dell’America”. Parole di fuoco perché frantumano l’intero fronte occidentale impegnato in Ucraina e perché spalancano porte celesti alla Cina mentre gli americani le chiudono e si apprestano alla rissa navale davanti a Taiwan.
Dell’Ucraina si parla pochissimo: i due ne hanno appena accennato e anche su questo punto Macron ha rotto il fronte occidentale perché si è detto d’accordo sul fatto che debba esserci un nuovo ordine mondiale plurale non americano e che soltanto in quel nuovo ordine si potrà trovare la pace per l’Ucraina. Traduzione: la tesi di Putin espressa tre giorni fa in un vasto documento sostiene la natura imperiale della Russia che si vale di un diritto ovvio che non sta nelle leggi ma sta nella storia. E l’America? L’America che pensa è frastornata. La faccenda del grande leak ha sconvolto gli Stati Uniti e ha capovolto il resto del mondo. L’indice di gradimento di Joe Biden cala mentre aumentano i videoclip che sintetizzano tutti i suoi momenti di imbarazzo, di goffaggine, di senilità che fanno parlare alcuni di una forma di arteriosclerosi. E quello sarebbe il candidato democratico per le elezioni del 2024?
È quel che si chiedono tutti perché dall’altra parte, arrestato o non arrestato, Donald Trump avanza spudoratamente ma con un bagaglio di convinzioni che corrispondono a un comune sentire al quale per ora non riescono ad accedere i democratici. Il giovane leone democratico Ron DeSantis, governatore e semidio della Florida, sarebbe il candidato ideale per un partito repubblicano vecchio stile. Ha tutti i pregi per esserlo ma si vede sbarrata la strada da questo enorme clown che domina Trump, il quale dice che saprebbe chiudere la guerra in un’ora, che ha ragione Putin, che l’Europa merita di essere mangiata senza meritare la morte di un solo soldato americano e sfida tutti i tic della sinistra americana che formano un linguaggio separato in cui si ritrovano tutte le diverse forme di identità sessuali.
La questione del leak è però una catastrofe unica benché molti documenti siano spariti e poi riapparsi. Stavolta nessuno è in grado ancora di stabilire chi sia stato, perché l’ha fatto, come ha fatto e che cosa succederà adesso che tutto è cambiato. Tutto è cambiato perché sono chiamati in causa paesi alleati degli Stati Uniti come la Corea del Sud che rifornisce gli Stati Uniti con merci essenziali e produce munizioni d’artiglieria destinate a Kiev, e come la stessa Ucraina sulla quale l’America esercita una pressione manipolativa molto pesante e che infastidisce la mentalità patriottica degli ucraini. I primi documenti sono apparsi online quattro o cinque giorni fa in un piccolo sito su cui pochi amici ragionavano di questioni militari e internazionali. Poi si sono visti i documenti e tutti hanno capito che erano originali, forse manipolati, forse mescolati a documenti falsi, ma c’era talmente di tutto ed espresso con una tale precisione che il mondo intero si è fermato col fiato sospeso chiedendosi: “adesso che cosa si fa?”.
Gli ucraini sono i soli che fanno finta di non prendere per buono il malloppo sostenendo che è la tipica opera di disinformazione russa. Ma questi file pirata tirati fuori non si sa da chi, arrecano un danno enorme all’Ucraina, tale da compromettere la tanto annunciata controffensiva. Nel file sono descritti i punti deboli dello schieramento ucraino, si parla delle batterie antiaeree che non hanno più munizioni, delle carenze di gestione e ci sono persino valutazioni personali sugli ufficiali ucraini. Questo significa che Kiev sta ripartendo da zero con i suoi piani di battaglia. Questo leak, ovverossia questa fuga di notizie, è molto peggiore di tutte le altre avvenute nel tempo perché coinvolge e irrita parecchi paesi alleati tra cui Israele e la Russia ed altri paesi. E contiene tra l’altro il testo registrato di un briefing con i più alti ufficiali della Cia. Il colpo peggiore è per gli agenti russi che hanno lavorato finora per gli americani e che probabilmente saranno già stati arrestati.
Questo significa che i servizi segreti della Russia sapranno facilmente ripercorrere a ritroso il flusso delle informazioni e colpire anche gli agenti americani che gestivano i russi. La grana con Israele. per altri versi, consiste nel fatto che il documento certificherebbe che il Mossad, servizio segreto israeliano, farebbe il tifo per i rivoltosi che si ribellano al piano di Netanyahu sulla giustizia. Il grande imbarazzo con la Corea del Sud sta nel testo di una telefonata in cui un ufficiale governativo di Seul dice che stanno per partire 300 caricatori diminuzioni per l’Ucraina in totale contraddizione con le dichiarazioni ufficiali secondo cui la Corea è contraria a qualsiasi rifornimento di armi a un paese in guerra. Tutto il grande mondo dell’intelligence americana è piombato in una profonda crisi perché a prescindere dal fatto che non si conosce la fonte (benché sia partita una affollatissima caccia all’uomo), è evidente che gran parte dei documenti sono autentici e che quindi le singole agenzie se li sono fatti rubare. Nel passato c’era stato lo scandalo di Wikileaks prima ancora il peggior danno in assoluto, ovvero le rivelazioni di Edward Snowden che nel 2013 crearono danni irreparabili all’America di cui ancora oggi paga le conseguenze.
Il presidente Biden è in Irlanda per il venticinquesimo anniversario degli accordi che misero fine a decenni di violenza e sorride molto senza mai lascare il telefono. George Friedman nota che l’America resta il primo paese del mondo per produzione industriale, forza militare, con il maggior livello di coordinazione globale. Ma proprio per questo, ogni suo fallimento sparge venti di crisi in tutto il mondo. La crisi americana è ciclica. Successe già negli anni 70 quando insieme alla crisi economica si incendiarono i problemi razziali, così come era già successo nel 1932. Anche oggi, alla crisi economica si aggiungono le frizioni fra le istituzioni che sono già molto diverse da quelle del secolo scorso, ricmomposte con l’elezione di Franklin Roosevelt e più tardi di Ronald Reagan.
Secondo Friedman gli Stati Uniti hanno avuto 50 cicli di crisi globale. E quella che attraversano ora è una crisi sociale, istituzionale e politico-militare. Con immancabili conseguenze anche su quella produzione tecnologica che marca la differenza fra gli Stati Uniti e il resto del mondo. Come è accaduto in passato è probabile che tocchi al prossimo presidente ristabilire gli equilibri perduti, Ma non è detto. L’America è stata sempre finora in grado di assorbire le proprie lacerazioni, tormenti, crisi sociali e razziali. Ed è improbabile che sia stata ferita a morte perché ne ha passate di cose peggiori. Certamente questo è però il suo momento più basso da molti decenni. E questo governo è il più debole e il più confuso dell’ultimo secolo.
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