Contro il Bayern cominciano per il Napoli le amichevoli di lusso, ovviamente a pagamento. Sky, che non potrà più trasmettere nemmeno gli highlights delle partite di campionato, rimane infatti il solo modo per verificare a che punto sia il progetto di Luciano Spalletti, ma esclusivamente versando dieci euro nelle casse malandate dell’emittente e della Filmauro, proprietaria di una squadra che rappresenta ormai il 94,4% del suo fatturato.

Qualcuno potrà pensare che si tratti di un effetto della pandemia, ma in verità il Napoli è uno dei pochi “top team” che le amichevoli le ha sempre fatte pagare; figurarsi ora, dopo che Aurelio De Laurentiis ha chiarito che anche questo sarà un mercato di lacrime e sangue, in cui non si compra senza prima cedere. E nemmeno questa è una novità in casa Napoli, club che campa da sempre sull’autofinanziamento. Insomma, oggi come ieri Bambole, non c’è una lira. Per Spalletti questo significa lavorare su quello che si è ritrovato in casa, tra gli incoraggiamenti interessati di una società in ambasce che gli propone di “valorizzare” tutti i comprimari e le controfigure delle scorse stagioni, finiti in prestito tra seconda e terza serie.

Nel frattempo De Laurentiis, con il dente avvelenato perché costretto dalla Federazione a cedere il Napoli o il Bari entro il 30 giungo 2023, continua a fare la guerra in Lega, minacciando con Enrico Preziosi, patron del Genoa, la serrata dei presidenti all’avvio del campionato. Obiettivo? Money, of course: risarcimenti per le società di calcio ormai sul punto di fallire e norme più permissive sulla presenza del pubblico negli stadi. Non si fatica a rivedere nella strana coppia il Brutto e il Cattivo dei vecchi western di Sergio Leone; il problema, semmai, è trovarne uno Buono tra i presidenti di Serie A.

Se Atene piange, Sparta non ride: gli ultimi 240 milioni che il Governo ha destinato a Napoli sono “acqua ca nun leva sete”. Così il più accreditato tra i candidati a sindaco, l’ex rettore Gaetano Manfredi che ha inglobato nella sua grosse koalition pure Sergio D’Angelo, continua il de profundis che lo ha caratterizzato dall’inizio della campagna elettorale. Verrebbe da chiedergli perché insiste se la vede così nera, ma questa è la campagna elettorale dei paradossi, in cui tutti quelli che si dichiarano nuovi e social si rintanano tra le braccia dei partiti mentre Antonio Bassolino, il solo con trascorsi antichi a Palazzo San Giacomo, continua a fare politica tra le persone e nei quartieri. Paradossi che trasudano involontaria comicità, come la denuncia contro i trasformisti fatta da Marco Sarracino, segretario metropolitano del Partito democratico, che nella sua alleanza si appresta a ricandidare 15 tra ex consiglieri e assessori di Luigi de Magistris.

E il “sindaco a distanza” non è secondo a nessuno: l’Arpac, in sua contumacia, conferma che il mare non bagna Napoli e la città è ormai transennata dalla testa ai piedi, compreso l’obelisco di San Gennaro ai Decumani. Inevitabile allora rifugiarsi nel passato, come faranno al festival di Venezia Mario Martone e Paolo Sorrentino, con due storie ispirate a Scarpetta e Maradona. Belli tiempe ‘e na vota.