Democrazie in Progress
La democrazia alle 12 in punto: la riconferma (farsa) di Putin e quella disperata ricerca di parvenza democratica

Le elezioni russe si sono concluse e, come ovvio, non hanno riservato grandi sorprese: Putin si riconferma Presidente, senza nessun reale sfidante in campo, con quasi il 90% delle preferenze. Già solo questo dato dovrebbe far riflettere su quanto ormai non ci sia nulla da nascondere a Mosca, rispetto al fatto che il passaggio da democratura ad autocrazia è compiuto.
Abbiamo assistito a cose orribili: filmati di soldati che entrano nelle urne per verificare il voto espresso dai cittadini, in barba ad ogni diritto fondamentale alla segretezza del voto. Elettori presi di peso e portati via a cui è stato impedito di esprimere il voto, fino ai “sultanati” russi dove nonostante gli esiti a favore di altri candidati, i risultati sono stati rimaneggiati e alla fine magicamente dopo il riconteggio, il risultato si è capovolto a favore del grande condottiero Vladimir.
Abbiamo però allo stesso modo potuto ammirare la bellezza della protesta non violenta, silenziosa, contro il regime: i tentativi di imbrattare con inchiostro le schede nelle urne, le lunghe file di mezzogiorno per dimostrare che una vera opposizione al regime esiste, su appello e invito di Julia Navalnaya. Se questi sono i semi di una speranza che vuole rinascere, abbiamo sicuramente la certezza che sbocceranno prima o poi fiori bellissimi.
Il minimo comun denominatore però di tutta la vicenda russa, è uno: l’univoca tendenza a ricercare la democrazia.
Sì, la democrazia, quella liberale, quella tanto vituperata da Putin negli ultimi anni e tanto desiderata dai suoi oppositori. È un punto su cui le 2 dimensioni si toccano e si incontrano, seppur ovviamente partendo da premesse diverse e avendo sviluppi futuri differenti.
Putin fa di tutto, e con lui tutto il suo gruppo dirigente, per poter dare un’immagine del regime e della sua figura come investiti dal consenso popolare e democratico. Eppure, è chiaro a tutti, anche a sé stesso, che di consenso libero e democratico non si tratta: lui stesso ha criticato e demonizzato le democrazie occidentali.
Allora perché ricercare costantemente gli elementi di una legittimazione democratica per poter dare senso alla sua esperienza politica e di comandante di un Paese che ha ormai indirizzato verso uno stato di guerra permanente?
Beh, è chiaro: perché la democrazia è un’idea forte, forse la più forte e rivoluzionaria di sempre, a cui difficilmente in cuor suo un uomo non può aspirare. Essa risponde alla più viscerale delle esigenze umane: quella del riconoscimento della propria dignità come individuo in grado di poter prendere in mano il proprio destino e decidere lui cosa farne.
Ciò non vuol dire che l’uomo non si adegui anche a situazioni autoritarie, non democratiche, dittatoriali: tutt’altro! La storia però dimostra come, ciclicamente ma con sviluppo tendenziale volto al progresso, sempre più fasce di popolazione nel mondo ricercano e chiedono democrazia, che altro non è che affermare un principio semplice: la mia parola ha lo stesso valore, la stessa dignità, di quella di tutti gli altri individui.
Non è quindi un caso, e non dovrebbe meravigliarci, se anche la più rigida autocrazia cerca di costruire una propaganda che illuda le masse che quello stato di cose sia frutto della volontà popolare. La rottura di questo incantesimo segna l’inizio della fine di ogni regime illiberale e autoritario.
Per questo, a chi quell’incantesimo lo ha rotto, dovremo dare un segnale, accendere la fiaccola della libertà e della democrazia affinché possano, da dovunque si trovino, avere una luce calda e familiare a cui guardare per ritrovare ristoro, fiducia e continuare a coltivare la speranza affinché possa un giorno sbocciare. Non riconoscere l’esito delle urne da parte delle potenze occidentali è importante, ma non basta.
Intitolare una strada ad Alexei Navalny in ogni grande città europea sarebbe il modo più semplice per dire al mondo e a tutti coloro che combattono ogni giorno contro il regime russo, che tutte le strade portano alla libertà, non conta quanto impervie o lunghe possano sembrare: la distesa di campi fioriti che si trova alla fine varrà la fatica impiegata per giungere fin lì.
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