Il negozio chiuso dall’inizio della zona rossa, ormai quasi un mese fa, l’affitto arretrato da pagare, e in più bollette di acqua, luce, gas. “Dove vado a prenderli questi soldi?”, chiede ironicamente Matteo, titolare di una barberia nella zona est di Salerno. È per questo motivo che questa mattina ha deciso di aprire il suo locale, esponendo all’ingresso uno striscione con la scritta “Ho fame, riapro”.
Un gesto forte, dettato dalla disperazione. Sposato, 34enne, padre di un bambino di 7 anni. In segno di protesta la saracinesca del suo negozio è aperta, mentre sul marciapiede sfilano i passanti. “Altre due settimane in zona rossa non le reggo”, protesta, dopo aver sperato inutilmente in un passaggio in arancione della Campania.
Venti anni di esperienza nel settore alle spalle e una tradizione di famiglia da portare avanti. Di ristori non vuole neanche sentir parlare: “Dalla prima pandemia ho avuto in tutto 1.440 euro, ora non chiedo soldi, chiedo solo di poter lavorare onestamente”. Ha anche rivelato di fare un tampone ogni due settimane, e di aver adeguato il suo salone alle normative anti-contagio. “Se le cose continuano così e non si prendono provvedimenti per far riaprire noi piccoli artigiani – avverte – certamente deciderò da solo e riprenderò a lavorare”.
Alcuni suoi colleghi invece hanno eluso la zona rossa continuando a svolgere la propria attività a domicilio. Ieri a Torre Annunziata, nel napoletano, i carabinieri hanno sanzionato un uomo, sorpreso mentre effettuava un taglio di capelli nell’abitazione di un cliente.
Per venire incontro alle esigenze di un suo giovane concittadino autistico, il sindaco di Pontecagnano Faiano, nel salernitano, aveva concesso lo scorso 26 marzo al suo barbiere di fiducia di aprire “il tempo necessario per il taglio di capelli”.