Sei Punte
Le parole di Bergoglio
La doppietta anti-israeliana di Papa Francesco: “invasione” e “genocidio” e via all’inquisizione antisionista
Prima l’obliqua e paludata richiesta di accertamento delle responsabilità genocidiarie di Israele. Poi, di rincalzo e a stretto giro, la denuncia della prepotenza israeliana nell’”invasione” della Palestina, con lo Stato ebraico accomunato all’aggressore stragista che da 1.000 giorni infierisce sull’Ucraina. Due mosse comunicazionali del Papa che cospirano a dare un tocco di sinistra santità all’inquisizione anti-israeliana e antisemita (oggi si dice antisionista) che attornia Israele dal giorno dei massacri del 7 ottobre; e che fortificano di autorevolezza cattolica il vasto fronte politico, civile, culturale e giudiziario avverso al diritto di Israele di difendere sé stesso e il proprio popolo.
Il carattere blasfemo dell’evocazione del genocidio, camuffato dall’equanime sollecitazione di un’investigazione giudiziaria mentre l’investigazione è in corso, in coppia con quella sconsiderata assimilazione dell’operazione speciale contro i civili ucraini alla guerra di Gaza e del Libano – cioè le guerre cominciate da Hamas e Hezbollah – denunciano la volontà molto precisa del Papa di cambiare le carte sul tavolo della realtà. E di prestarsi, anzi di contribuire, al gioco sporco dei treccartari che da un anno a questa parte fanno bensì mostra di avere a cuore la sorte dei palestinesi innocenti, ma in verità militano unicamente contro Israele e, sostanzialmente, a favore e a copertura dei macellai che l’hanno aggredito.
Parlare di “invasione” a proposito della guerra di Gaza, cioè della inevitabile reazione dopo che 3mila miliziani e civili palestinesi – questi sì – invadevano Israele facendo la più mostruosa strage di ebrei dal tempo della Shoah, deportandone centinaia, non è solo inesatto: è volutamente mistificatorio. Citare gli “esperti” che parlano di genocidio, come ha fatto il Papa nel libro-intervista di recente uscita, non è affidarsi alle neutralità professionali in argomento affinché sia fatta giustizia: è dare materia, oltretutto ammantata di universalità cristiana, alla confezione della patacca colpevolizzante da affibbiare al bavero dell’ebreo. O sionista, come si dice oggi.
Una bruttissima pagina nella storia non linda dell’istituzione che doveva inoltrarsi nella seconda metà del Ventesimo secolo per ammettere che forse gli ebrei non avevano ucciso Dio.
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