La fase critica del trasporto merci in Italia

Il settore del trasporto merci in Italia e in Europa attraversa una fase critica. La situazione economica e l’impatto dei cantieri infrastrutturali mettono alla prova la competitività di imprese già strutturalmente fragili: la balcanizzazione delle aziende di autotrasporto e la scarsa marginalità del ferroviario rendono urgente una riflessione sugli incentivi pubblici. Non bastano le erogazioni di fondi, ci vuole un ripensamento strategico con una politica industriale di lungo termine; una visione che coinvolga infrastrutture, regolamenti e supporto finanziario.

Gli incentivi centrati sul sostegno alla domanda, sono frammentati e disomogenei, pensati per le emergenze e senza un disegno strategico. Un metodo inefficace e non sostenibile. Serve un cambio di rotta: incentivi mirati, con obiettivi chiari di sostenibilità ed efficienza, con criteri selettivi. Il sistema ha fornito supporto indistinto per il trasporto su gomma e per quello ferroviario, senza premiare efficienza e sostenibilità. Un uso inefficace spesso annulla gli effetti desiderati e mantiene in vita aziende prive di reale competitività sul mercato. L’obbiettivo non è solo evitare il fallimento delle imprese, ma accelerare la transizione verso un sistema logistico moderno, efficiente e sostenibile. Vanno scelti indicatori di sostenibilità e di efficienza operativa.

Il sistema ha mostrato i suoi limiti: Incentivare strada e ferrovia per gli stessi servizi di media-lunga percorrenza genera un paradosso: le sovvenzioni si neutralizzano a vicenda, senza produrre alcun vantaggio per il riequilibrio modale; con contributi diretti su pedaggi autostradali e rimborso delle accise, le imprese meno competitive vengono artificialmente mantenute in vita, distorcendo il mercato e impedendo che la selezione naturale favorisca gli operatori più efficienti e innovativi; le risorse pubbliche vengono disperse senza un impatto strutturale sul sistema logistico, con il risultato di perpetuare modelli di trasporto obsoleti anziché incentivare un vero cambiamento.
Serve un cambio di paradigma: un piano strutturale di investimenti e regolamentazione, capace di dare stabilità agli operatori e competitività al settore.

Come? Negli ultimi anni, sono stati introdotti diversi schemi di incentivo, come l’Ecobonus (2007-2010), il Marebonus (2018-2020) e il Sea Modal Shift (2023-2026), con l’obiettivo di incentivare il trasporto intermodale e ridurre il traffico su strada. Tuttavia, la Corte dei conti Europea ha evidenziato che il sostegno finanziario dell’UE al trasporto intermodale non è stato sufficientemente efficace, a causa di regolamenti incoerenti e carenze infrastrutturali. Per avere risorse davvero utili alla trasformazione del trasporto merci in Italia è necessario un approccio selettivo e strategico.

Definire una gerarchia di priorità negli incentivi

Gli incentivi vanno rivolti ad una politica industriale di lungo periodo. La priorità deve essere il massimo impatto in termini di riduzione delle emissioni e miglioramento dell’efficienza logistica. Se l’obiettivo è lo shift modale, le risorse devono essere concentrate sul trasporto ferroviario e su quello marittimo a corto raggio, senza disperdere fondi per sostenere la gomma sulle lunghe distanze.

Criteri rigorosi di accesso ai fondi

L’assegnazione degli incentivi deve basarsi su KPI misurabili e verificabili: riduzione delle emissioni per tonnellata trasportata, efficienza nell’uso dei mezzi, investimenti in digitalizzazione e intermodalità reale. Le risorse pubbliche devono premiare le imprese che dimostrano di operare con standard elevati di sostenibilità ed efficienza, non chi semplicemente partecipa a un bando.

Eliminare la sovrapposizione tra incentivi e garantire coerenza nelle politiche di finanziamento

Per ogni incentivo una funzione chiara e non in contraddizione con altri strumenti. Incentivare contemporaneamente il trasporto su ferro e su gomma per gli stessi servizi crea distorsioni di mercato e vanifica gli effetti delle politiche di trasferimento modale. Una revisione complessiva con regole certe e una visione di lungo periodo, oltre la logica dell’intervento emergenziale.