Finita la parabola
La favola del puro Davigo e dei magistrati che si considerano migliori dei politici ma non vedono l’ora di emularli
C’è un manuale Cencelli dei magistrati e dice che Piercamillo Davigo è stato il numero uno dell’Anm per un anno, una sorta di contratto a termine con incarico a rotazione per i leader di altre correnti in modo da non scontentare nessuno e accontentare tutti o quasi tutti. Si considerano i migliori, dicono peste e corna dei politici, ma in realtà non vedono l’ora di emularli. I politici vengono eletti anche se in realtà nominati dai vertici dei partiti, le toghe hanno solo vinto un concorso. È appena finita con il pensionamento la parabola dentro la categoria di Davigo del quale per anni articolesse perentorie e definitive, editoriali, pezzi di tg hanno raccontato di un magistrato inflessibile la solita favola trita e ritrita di quello che non guarda in faccia a nessuno. Eppure al vertice dell’Anm non ce lo aveva messo lo spirito santo, ma nessuno ha ricordato il “dettaglio” neanche nel momento dello scontro interno alla categoria che ha preceduto la decisione sul pensionamento.
In realtà il merito cioè la colpa sta tutta in Mani pulite la più grande presa per i fondelli della storia giudiziaria dov’è ci furono mille pesi e mille misure ma che godeva di buona stampa (eufemismo) perché gli editori a causa delle loro attività imprenditoriali erano tutti sotto lo schiaffo del mitico pool. Davigo fu protagonista di una stagione in cui lo stato di diritto finì in soffitta dopo essere già stato falcidiato anni prima in virtù della delega che la politica aveva dato ai giudici per risolvere il problema della sovversione interna. Davigo, tanto per ricordarne una tra tante, davanti al fascicolo sul generale Giampaolo Ganzer indagato per traffico di droga si inventò letteralmente la competenza di Bologna insieme alla collega Ilda Boccassini altra toga la cui fama va oltre tutte le galassie. La Cassazione si mise a ridere e rimandò il fascicolo su Ganzer a Milano. Insomma semplicemente Davigo e Boccassini non se la sentirono di indagare sull’allora potente capo del Ros dei carabinieri.
Del resto si sa che in magistratura è possibile acquisire maggiore potere sia facendo le inchieste che non facendole a seconda della convenienza. Accadde così con Mani pulite dove ci furono interi tronconi di indagine dimenticati nei cassetti. Lo stesso è avvenuto in anni più recenti per Expo dove la procura di Milano se ne fregò dell’obbligatorietà dell’azione penale per salvare l’evento. Davigo come altri magistrati ha scelto quali inchieste fare e quali no. Se non ci sono innocenti ma solo colpevoli che l’hanno fatta franca come ama sproloquiare il nostro ci sono indagati dai quali è meglio stare lontani e passare la palla a qualche collega. Ganzer infatti andò a giudizio e fu condannato in base a indagini fatte da altri.
E adesso Piercamillo Davigo ci delizierà con i suoi “giardinetti”, ficcanti editoriali sul Manette Daily e comparsate televisive senza in pratica contraddittorio in cui ripeterà per l’ennesima volta l’anedddotto sul vicino che ti ruba l’argenteria e non devi aspettare la Cassazione per non invitarlo più a cena. Ma non sappiamo se sarà tutto proprio come prima, senza l’incarico e senza il potere che ne derivava.
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